Catania, le “Vecchie glorie” ricordano..

Redazione

CATANIA – La collezione dei ricordi regalatici dalle “vecchie glorie” che hanno trovato il tempo e la disponibilità di condividere con noi gli attimi più significativi del loro percorso in rossazzurro. Dei fotogrammi del passato in cui sbiadiscono i contorni, non il colore della maglia.

Lulù Oliveira: “Quei goal contro Messina e Palermo..”
“Esser messo fuori rosa, vedermi questa maglia strappata di dosso è ancora una ferita enorme per me. L’ultimo anno qui a Catania, sicuramente la squadra non era ben amalgamata, e avevamo bisogno di compattezza. Purtroppo per colpa di qualcuno, a fine stagione la squadra è stata distrutta, e forse per colpa di questioni contrattuali siamo stati mandati via, io e alcuni miei compagni.Mi è dispiaciuto molto non poter salutare il pubblico catanese a fine stagione. Sono molto contento per la partita di domani, non so che numero indosserò, l’importante è tornare a vestire questa maglia. Anche se la mia carriera dopo Catania è proseguita, al Massimino non sono più tornato, domani sarà molto emozionante. Ricordo che quando sono arrivato a Catania il primo anno, c’erano tantissimi tifosi a salutarmi all’aeroporto e li ho capito che avrei dovuto lottare per questa maglia e questi tifosi. I ricordi ai quali sono legato sono tanti, tra gli altri la tripletta nel derby vinto per tre a due con il Messina, Il gol del tre a tre a Palermo, quando ho scartato tre giocatori prima di segnare. Ma ricordo anche la doppietta contro la Ternana, al Massimino, in un momento particolarmente difficile.

Gionatha Spinesi:  “Chissà dove saremmo arrivati quell’anno..”
“Ricordo la partita contro l’Udinese era una squadra più forte di noi ma abbiamo vinto soffrendo. Con un mio goal. Da lì in poi è stato tutto bello e in discesa. Quell’anno lì più di uno di noi poteva andare in nazionale. Ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte. Come mi diceva un dirigente anni fa i se e i ma sono il bagaglio dei falliti.  Quel primo anno di serie A vorrei tornare indietro per riviverlo e vedere  dove saremmo arrivati continuando a giocare al Massimino.  E’ stato brutto vedere che tutto il mondo del Calcio sembrasse volere che scendessimo in serie B. Per noi, le squalifiche di due giornate  diventavano di quattro. Alla fine ci ha rimesso il Chievo e mi dispiace. E’ stata un’agonia, tutto sembrava andar storto, compreso il mio infortunio prima dell’ultima giornata, due centimetri di strappo dopo una stagione senza alcun intoppo fisico. Sembrava di giocare contro tutto e tutti. Salvarsi è stata una liberazione.

Gianni Di Marzio: “Organizzazione disastrosa in serie A, iniziammo ad allenarci al Tupparello..
“Vincere il campionato di B nel 1982/83 fu già un miracolo. C’erano 9/11 nuovi in quel Catania. Ci regalammo e regalammo al Catania qualcosa di incredibile. Siamo entrati nella storia con quegli spareggi, con quei 40.000 a Roma. Giocavamo a calcio, e giocavamo a zona 20 anni prima che in serie A si giocasse a zona. Ricordo le difficoltà dell’anno in A, a livello di organizzazione fu davvero disastroso. Ricordo il primo allenamento di quella stagione, al Tupparello, il Cibali era impraticabile. Ad Acireale ci allenammo in metà campo, metà longitudinalmente parlando.

Gennaro Monaco: “L’apoteosi contro il Messina, e quelle maglie..”
“Erano anni difficili, non si riusciva ad emergere. A Messina un episodio storico, non avevamo le magliette per giocare, ce le diede il pubblico. Avremmo potuto anche vincere, finì in pareggio. Credo rimarrà unica come immagine. Nel ritorno, l’apoteosi davanti a 30.000 catanesi. C’era tanta di quella gente, e quel goal di Manca. Tra primo e secondo tempo ci furono un po’ di scaramucce, ma resta la vittoria, è la storia del Catania.

Pietro Tarantino: “Nel sottopassaggio di Catania-Messina”
“E’ stato bellissimo ritrovare tutta questa gente. Una bellissima festa. Vincere un campionato qui a Catania è difficile ma bellissimo. Ricordo la storica vittoria sul Messina, 1-0. Nel sottopassaggio tra me e Del Nevo, durante l’intervallo, sono volate non solo parole grosse. E’ intervenuto Monaco ed alla fine l’arbitro ha espulso Del Nevo e Monaco, io sono rimasto in campo. Alla fine abbiamo vinto. Nelle categorie minori queste cose succedono spesso, anche se non dovrebbero succedere. Non è un bell’esempio..

Aldo Cantarutti: “La promozione all’Olimpico, il momento più bello della mia carriera”
“Io un po’ come Bergessio. Ho dei ricordi belli di quell’episodio, la rabbia è passata, la gente se ne ricorda ancora. La mia rovesciata è stata interpretata male dall’arbitro, me lo disse anche Baresi di non aver fatto niente. Ricordo anche quando venni lasciato a piedi con la squadra già per strada in pullman. Capitò in una trasferta, con Di Marzio, a Lecce. Ci fermammo a Trebisacce per prendere salsicce, salami, mi hanno lasciato a far compere nel negozio e mi lasciarono lì. Degli spareggi vinti all’Olimpico ricordo tutto, per intensità di emozioni è stato il momento più bello della mia carriera. Fa piacere incontrare nuovamente la gente di Catania ma i cimiteri degli elefanti non mi son mai piaciuti.

Gennaro Monaco #2: “La stra-cittadina contro la squadra di Proto”
“Ricordo quando vincemmo il primo derby, contro l’Atletico. Davanti a 20.000 tifosi. Rimasi coi tifosi a saltare insieme a loro che dovette venire Ciccio Bifera a ricordarmi che la partita era finita. Mi sembrava d’aver vinto la Champions League, non una partita di Coppa Italia di serie C.

Giampietro Spagnolo: “I tifosi dicevano “Con Ciceri e Spagnolo, in B in un volo”, ed infatti..”
“Ciceri mi deve ringraziare per tutti i goal che gli ho fatto fare. I rigori li tiravamo uno per uno. Andavamo d’accordo, non c’era rivalità, ci importava vincere il campionato. Ed è andata bene. I tifosi dicevano “Con Ciceri e Spagnolo in B in un volo” e da allora sono passati quasi quarant’anni. Sono diventato vecchio. Le persone si ricordano di me perché i padri hanno tramandato i nostri nomi. Ma è normale quando si fanno tanti goal. “Il goal più bello l’ho fatto in amichevole, contro la Svezia, su cross di Fogli. Al Massimino, era il 1974. Rovesciata al limite dell’area, sotto l’incrocio dei pali. Eppure quell’anno lì siamo retrocessi. Il ricordo più intenso, la vittoria del Campionato e la promozione in B. Negli ultimi due anni avevo male alle anche, sembravo menefreghista ma piangevo dal dolore dopo l’allenamento del mercoledì. Adesso ho tutt’e due le protesi alle anche. Allora non c’era una grande società, era tutto molto campato in aria come organizzazione ma stipendi e premi erano saldati con puntualità. In molte società non succede. Quando giocavo alla Reggiana mi pagavano a cambiali a sei mesi. Del pubblico ricordo che al giovedì alle amichevoli c’erano oltre 5.000 tifosi. Molti non andavano neanche a scuola per seguirci. Quando fai goal e vinci un campionato il tifoso non può dir nulla, ti ringrazia, per loro il calcio è passione come per noi lo è giocare. Della promozione ricordo il ritorno all’aeroporto da Napoli, c’erano oltre 6.000 persone. Sono ricordi molto lontani nel tempo. Ma quella gran folla..

Carletto Borghi: “Ho sempre dato il massimo fino al 90°”
“Non è che segnassi tanto, ero una seconda punta ma qualche volta mi capitava di segnare. Ricordo il goal a Cosenza, nello spareggio per non retrocedere in C2. Catania fu la mia prima esperienza lontano da casa. Avevo 21 anni, vincemmo subito il campionato, poi andai al Catanzaro ma tornai. Gran parte della mia carriera è legata al Catania. Ricordo con grande piacere Massimino, mi voleva molto bene. Ricordo di lui quel che accadde quando giocavo con l’Ascoli. Segnai un rigore negli ultimi minuti, nel sottopassaggio me ne disse di tutte i colori ma dopo pochi mesi mi riportò a Catania. Come tifoso era molto arrabbiato con me, ma poi mi riportò qui. Son anche stato il capitano. Ho sempre pensato che al 90° bisognasse dar tutto, a prescindere se giocasse bene o male, che può dipendere dal momento o dall’avversario, io ho sempre dato tutto.

Claudio Ciceri: “L’affetto del pubblico è la forza del Catania d’ogni tempo”
“Del Catania dei miei tempi ricordo il grande affetto dei tifosi. Festeggiavo sempre il goal sotto le tribune, c’era grande affetto ed amore. Pensavo che questi sentimenti fossero legati al giocare e segnare goal ed invece l’affetto a distanza di tanti anni, è rimasto come allora. Indimenticabile la partita di Torre del Greco. Dopo un anno passato ad un punto da Bari e Lecce, vincemmo il campionato. Lunedì, al ritorno all’aeroporto, ci aspettava una marea di gente. Sembrava avessimo vinto la coppa del mondo. Invece eravamo semplicemente andati dalla C alla B, una cosa normale per il Catania, ed invece ce l’hanno dimostrato con questi grandi festeggiamenti. A Catania ho avuto la fortuna di segnare molto anche grazie al calore di questo pubblico meraviglioso che è l’artefice principale dei successi del Catania.

Salvo Bianchetti: “Ogni vittoria era davvero un’impresa..”
“Del Catania ho allenato dai pulcini alla prima squadra. E’ stata una grande soddisfazione per me, catanese, che allo stadio da bambino andavo a piedi. Poi sono stato collaboratore di tanti tecnici fino a collaborare con Gianni Di Marzio nell’anno della proozione e della serie A. Vivevo vicino alla società, alcuni di questi giocatori li andavo a prendere all’aeroporto per parlare con Massimino. In serie A ricordo i salti mortali di Di Marzio, non eravamo preparati, avevamo pochi mezzi. Adeguarsi a quelle condizioni non fu semplice. Vincere una partita era un’impresa. Catania era molto indietro in quel momento. Quando pioveva non potevamo neanche allenarci, adesso qui c’è una realtà futuristica. Ringrazio tutti, sono veramente emozionato.

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