Catania, tutti i pezzi mancanti del puzzle rossazzurro

Azzurra Valenti

Filippo Galtieri - CalcioCatania.it

Si chiude una porta, e si apre un portone. Sarà così anche per il Catania? I rossazzurri si lasciano alle spalle un campionato in Lega Pro colmo di limiti e ostacoli. Dalla penalizzazione al ritiro tardivo. E per concludere, la salvezza, ottenuta all’ultima giornata, tra critiche e polemiche. Tante le lacune, le stesse che in vista della prossima stagione tocca colmare appieno.

Le prestazioni dei giocatori in campo hanno segnato una parabola discendente, in leggera ripresa sul finale. Al gioco scoppiettante delle prime giornate, quando, sulla scia dell’entusiasmo, tra una parata, un gol e un passaggio di prima, condito da manovre e dribbling d’autore, si inanellavano punti e vittorie. Risalita interrotta da performance stentate, colme di errori banali, che hanno fatto sprofondare, nuovamente, la compagine etnea in fondo al baratro. Colpa anche del trascinatore. L’uomo in più in campo. Che però, per tutta la durata del torneo, non si è intravisto. È mancato, infatti, il giocatore chiave, che a suon di reti o giocate da regista puro e attento, conducesse la squadra in salvo già tempo addietro.

Continuità che ha latitato tanto nelle peculiarità dell’undici rossazzurro, quanto in panchina. Il cambio tecnico a campionato in corso ha, sul momento, confuso dettami e idee. Con l’arrivo di Moriero al posto di Pancaro, infatti, i risultati non sono stati dei più soddisfacenti: due sconfitte (Martina Franca e Akragas) e un pareggio in casa (Juve Stabia), hanno gettato la piazza nello sconforto. Poi la svolta. Rincorsa e infine raggiunta. Un nuovo modulo e un nuovo approccio caratteriale. Quello che avrebbe dovuto esserci per tutto il prosieguo della stagione.

A proposito di serenità mentale. Anche questa è mancata. Il macigno dei dieci punti di penalità. Le vittorie che non arrivano. Il tanto vagare senza trovare spunti offensivi significativi. La fretta di risalire per scampare la retrocessione e convertire fischi in applausi, attanagliano gli interpreti che, in preda a convulsioni di ogni genere, tattiche e attitudinali, rendono meno del dovuto.

Lo sporadico sostegno dei tifosi, poi, peggiora la situazione. L’inchiesta ‘I treni del gol’, i due salti indietro, uno dopo l’altro, e le risposte che tardano a farsi sentire, dal campo e dalla dirigenza, alimentano il malcontento generale. Striscioni di protesta, ammutinamenti da parte dei gruppi organizzati, e qualche insulto di troppo: ingredienti che affievoliscono l’apporto del dodicesimo uomo, dagli spalti poco reattivo e determinante come non mai. Altro tassello che bisogna ricollocare al posto giusto il prima possibile. Ma per farlo serve recuperare tutto il resto delle variabili, fondamentale se l’intento è riconquistare la fiducia e l’incoraggiamento del popolo rossazzurro.