Da «Non entriamo» a «Tutti al Massimino». Confermato l’appuntamento di domenica

Marco Di Mauro

La classifica di serie B, solo qualche mese fa, permetteva al Catania di sperare ancora in un posto che gli garantisse la promozione diretta od indiretta in serie A. Buona parte dei tifosi rossazzurri scese in piazza per chiedere alla società dei cambiamenti che riteneva indispensabili perché la stagione infilasse quella rotta, ben diversa dall’andazzo preso .

Le richieste furono chiare («Via Cosentino, Ventrone e la GEA»)ed accompagnate ad una protesta clamorosa («Non entriamo al Massimino») che voleva stimolare il presidente Pulvirenti ad una scelta di campo («O con noi o con loro»), intesa come necessaria per riaprire un dialogo con la città. I punti persi durante l’astensione dal tifo, nelle gare contro Brescia e Carpi, furono considerati dai tifosi in protesta come il prezzo necessario da pagare per fare sentire a Pulvirenti la loro voce, dimostrare che «La vera risorsa siamo noi» e recuperare, insieme al presidente, un un futuro nuovamente in A.

I tifosi, anche per i più arrabbiati, vedevano allora Pulvirenti come figura di riferimento. A lui solo riconoscevano il potere, la volontà, l’interesse di cambiare le cose. Per questo era stato risparmiato dalla contestazione più dura (vedi quella mossa a Cosentino), invitato a dialogare, a rassicurare, ad esporsi  come da presidente aveva sempre fatto. Ribaltate le prospettive future, con la paura fallimento che serpeggia ora tra i tifosi, il perdurare del silenzio e dell’assenza del presidente è stato letto come segno di disinteresse od impotenza.  Da questo, il ribaltamento della posizione presa da quei tifosi.

Persa la loro figura di riferimento, ritenuto inutile dialogare con chi, ai loro occhi, non vuole o non può più fare niente per salvare il Catania, molti tifosi si sento abbandonati ma non per questo vinti. L’assenza della società ha fatto maturare in loro la convinzione di potere essere i soli a salvare la categoria ed il futuro stesso della matricola 11700. Finito il tempo del dialogo, finito il tempo in cui «un punto dà fiducia», la squadra ha bisogno di ottenere il massimo e quindi del massimo sostegno del suo pubblico. Per questo, chiuso il dialogo con Pulvirenti, gli stessi tifosi che avevano promosso il «Non entriamo» (già abbandonato alla prima gara interna del girone di ritorno) l’hanno trasformato in «Tutti al Massimino».

Lo slogan è due giorni che spopola sempre di più su facebook e su twitter. Iniziativa, come tutte le precedenti prese dal fronte della protesta, che andrebbe coscienziosamente tenuta distante anni luce dalle gravissime minacce inviate a Pulvirenti. I promotori della protesta hanno difatti sempre ribadito la necessità di mantenere toni e modi di protestare all’interno delle regole della civiltà. Indignati dall’associazione fatta a mezzo stampa tra proiettili e proteste gli organizzatori dell’iniziativa «Tutti al Massimino» avevano annunciato il disimpegno. Dopo una lunga riunione, tenutasi mercoledì sera, a prevalere è stata la volontà di sostenere la squadra in un momento di così grande difficoltà. Da qui la conferma: «Domenica sui gradoni a tifare per il nostro Catania».

Per la gara contro l’Avellino, la prima in casa dopo tre trasferte, il Catania avrà dunque più tifosi che mai dalla sua parte. E’ tempo di tornare a vincere. E’ tempo di tornare al Massimino. E’ tempo di scacciare via il silenzio e le paure con 90′ di tifo. Il Catania va salvato, perché da solo ha già dimostrato di non esserne capace. I tifosi hanno teso le mani e risposto «presenti!».