Disertare, Sostenere o Contestare? La verità del tifoso

Redazione

di Marco Zappalà e Marco Di Mauro

…Io di te non mi stanco, sei la cosa più bella che c’è!

Parole e musica per i cuori impavidi rossazzurri. Coro che si elevava al cielo quando la squadra etnea viaggiava ad alta quota. L’intro recita “Sarò sempre al tuo fianco…”. Una promessa, un impegno, un modo di essere. Il calcio è un gioco, il tifo è una passione. Il Catania è un amore. Per qualcuno anche esagerato. Un amore viscerale capace di cambiare l’umore in base ad una vittoria o ad una sconfitta. Già ma quanto cambia? E dopo quante vittorie o sconfitte cambia?

Dieci anni di gioie, sofferenze, emozioni forti. Prima Del Core, Spinesi e Mascara poi Baiocco, Martinez e Maxi Lopez. Nomi evocativi di momenti indimenticabili. Attimi che hanno regalato sensazioni uniche, irripetibili. Ogni uomo o donna che le abbia vissute, magari per la prima volta, è rimasto da allora legato all’unica immagine, all’unico ideale che le abbia accomunate tutte, che nel tempo non è cambiata, non cambia mai: la maglia. E’ ciò che ha reso ognuno di loro, un tifoso, una tifosa.

Quegli stessi tifosi, che allora gridavano ‘di te non mi stanco’, da due anni sono messi a dura prova. Alla prova della sconfitta, dell’umiliazione, della vergogna, della retrocessione che toccando la squadra tocca la maglia,  e toccando la maglia tocca, per quel legame, loro stessi. Tutti i tifosi del Catania oggi soffrono ogni maledetto sabato, escono dallo stadio o spengono la TV delusi, amareggiati così tanto che le amarezze o le gioie quotidiane, sicuramente ben più importanti, al confronto scompaiono. E’ la nona giornata di Serie B, il Catania Calcio targato Antonino Pulvirenti tocca il suo punto più basso. Dalla cima alla fossa.

Il passato. Il presente. Guardando al futuro, invece: due gare in casa. In quel Massimino che il Catania sa poter essere ancora, come in passato, l’uomo in più. Centottanta minuti in cui l’obiettivo unico ed obbligatorio è vincere.  Non per risalire, ma per sopravvivere. Non una ragione di prestigio ma questione di dignità. L’Inter del triplete e la Roma di Totti si presentano, sabato e martedì, col nome di Vicenza ed Entella. Ma i tifosi del Catania, come si presenteranno? Si presenteranno o le delusioni, le amarezze avranno cambiato l’anima dietro quel coro: “Sempre al tuo fianco, di te non mi stanco”

Porsi degli interrogativi non è mai uno sbaglio. Semmai un momento di crescita, di consapevolezza di sé stessi: Disertare lo stadio? Fischiare dal primo minuto? Sostenere ancora?

Non c’è una risposta, che sia una. C’è, per ciascuno, un passato ed un presente. Fatti di cori urlati al cielo. Di emozioni provate, condivise, che senza il Catania sarebbero rimaste come le lacrime mai scese d’un affetto rimpianto. Fossero state poi di gioia come di dolore. Che importa? Comunque attimi di verità. Ed è proprio cercando questa verità, non già la risposta,  che ogni dubbio andrà fugato. D’altronde il tifoso non è ragione, ma passione. Tifosi non lo si diventa dopo un esame di maturità, né per costrizione o lavoro.  Il tifoso, in ogni sua scelta, in ogni suo incitamento o rimostranza resta la più sincera e preziosa testimonianza di verità, la propria: Non rema mai né contro né a favore, ma sempre e solo dove gli dice il cuore. E così farà. 

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