Dramma Catania: arrestati i vertici societari: «Combine e calcioscommesse»

Fabio Di Stefano

Truffa e frode sportiva per salvare la squadra dalla retrocessione ma anche per realizzare ingenti vincite con le scommesse. Questa è l’accusa della Procura. A distanza di quasi 22 anni dalla radiazione (successivamente annullata), avvenuta nel luglio 1993, sul Calcio Catania si abbatte una nuova bufera: nella notte la Digos ha notificato ordinanze di custodia cautelare e posto agli arresti domiciliari il presidente della società, Antonino Pulvirenti, l’amministratore delegato Pablo Cosentino e l’ex direttore sportivo Daniele Delli Carri.

La procura di Catania contesta gli stessi reati anche a Giovanni Luca Impellizzeri (titolare di agenzie di scommesse sportive), Piero Di Luzio, Fabrizio Milozzi ed il procuratore e agente Fifa Fernando Arbotti. Anche per loro sono stati disposti gli arresti domiciliari. Indagati anche Lo Monaco e alcuni calciatori. In totale le persone indagate sono 19, di cui nove sono giocatori, gli altri tre sono dirigenti del Messina in riferimento a una partita della squadra peloritana, quella con l’Ischia. Tra i calciatori coinvolti ci sono Riccardo Fiamozzi (Varese), Luca Pagliarulo e Antonino Daì (Trapani), Matteo Bruscagin (Latina) e Alessandro Bernardini (Livorno). I dirigenti del Messina sono invece Pietro Lo Monaco (proprietario del club messinese), il ds Fabrizio Ferrigno e l’ad Alessandro Failla.

La difesa di Pulvirenti – Il presidente del Catania Antonino Pulvirenti, attraverso il suo avvocato, il professore Giovanni Grasso, si dichiara “estraneo alle accuse contestate e “certo di potere dimostrare la totale estraneità ai fatti”. Il presidente – annuncia il legale – intende prendere delle decisioni immediate sul suo ruolo nella Società Calcio Catania spa, al fine di potersi difendere con la massima serenità e di salvaguardare gli interessi della società sportiva”.

Tutto è partito da una denuncia dello stesso Pulvirenti – Il lato grottesco della vicenda è rappresentato dal fatto che il tutto è partito da una denuncia dello stesso Pulvirenti dopo le presunte minacce ricevute qualche mese addietro (ragion per cui è stato disposto il controllo dei telefoni del presidente etneo). Così come grotteschi sono i toni usati in alcuni dialoghi intercettati dagli inquirenti: “Ho capito come funziona la B, il prossimo anno arrivo primo” avrebbe affermato Pulvirenti, mentre l’ex giocatore del  Belpasso, Giovanni Impellizzeri si lasciava scappare la frase “Andiamo ai play off”. I due, sono stati visti insieme in una nota cioccolateria di Catania, come documentato in esclusiva da MeridioNews.
Cinque gare nel mirino, diecimila euro ai calciatori corrotti – Le indagini sono state avviate all’indomani della sconfitta del Catania con la Virtus Entella per 2-0 del marzo scorso. Un risultato che fece sprofondare la squadra etnea in zona retrocessione. A quel punto i vertici della società, il presidente Pulvirenti, il direttore sportivo Delli Carri e l’ad Cosentino si sarebbero attivati, prendendo contatti con gli altri indagati, per far vincere il Catania. Le partite sotto esame sono Varese-Catania, Catania-Trapani, Latina-Catania, Catania-Ternana e Catania-Livorno. Tutte gare vinte dagli etnei, ad eccezione della partita con il Livorno, finita 1-1. Sotto indagine anche Catania-Avellino, terminata 1-0 per i rossoazzurri.

Pulvirenti era “il magistrato” – L’operazione è stata denominata I treni del gol, nome derivato dal linguaggio in codice utilizzato dai sette indagati. I treni in arrivo erano i giocatori con cui aggiustare le partite, e gli orari di arrivo indicavano il numero di maglia degli stessi. Sempre per quanto concerne i contatti avvenuti tra gli indagati, Pulvirenti veniva identificato come il magistrato, la partita era invece l’udienza o la causa, mentre la tariffa era il codice per definire il prezzo pattuito con i calciatori da “manipolare”. Il compenso era di circa diecimila euro per ogni calciatore “comprato”.