Essere sfavoriti? Per il Catania non sempre è una condanna

Veronica Celi
Foto: calciocatania.it

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La scorsa estate avevamo posto un quesito: “Essere o non essere i favoriti?” (clicca qui). A distanza di un anno, la risposta è abbastanza chiara: meglio non esserlo. E’ questo il risultato dell’improvvisa inversione di rotta che il Catania è stato costretto ad effettuare. Non solo per quanto riguarda classifica e obiettivi. Cambiano anche i pronostici. Per la prossima stagione il club rossazzurro non rappresenterà una delle bestie nere della Lega Pro. Un squadra solida in ogni reparto, che fa del suo fortino (il Massimino) la tana dei leoni. Sarà una formazione completamente rinnovata, dalla difesa all’attacco, dalla panchina ai vertici dirigenziali. C’è quindi la necessità di creare amalgama tra gli ex Primavera e i nuovi arrivati. Tra l’altro giocatori di categoria. Non si tratta degli annunciati fenomeni di Serie A o B, bomber con anni di carriera e traguardi alle spalle. Sono nomi rimasti finora in secondo piano, ma pronti a esplodere all’occorrenza. Protagonisti di un mercato che è iniziato in ritardo, così come la preparazione atletica. Gli etnei hanno ancora da migliorare la forma fisica e da collaudare gli schemi tattici. Perché mentre le dirette concorrenti si allenavano e progettavano un futuro migliore, i rossazzurri venivano investiti dalla bufera delle frodi sportive e del calcioscommesse, scoppiata a fine giugno. Le conseguenze? Retrocessione e abbondanti punti di penalizzazione. Tutti fattori che rendono ancor più difficile un campionato già ostico di natura come la Lega Pro. Insomma, il Catania ha tutte le carte in regola per essere considerato lo sfavorito per eccellenza del 2015/2016.

Ma gli etnei non hanno nulla da perdere. Anzi, tutto da guadagnare. C’è da riacquistare, infatti, l’umiltà che negli ultimi due anni è venuta a mancare. Nel 2013 si prometteva l’Europa League, potendo contare su una rosa formata in gran parte dagli stessi artefici dell’ottavo posto e del record di punti. La stagione successiva, archiviata la retrocessione, si dava per scontata la promozione in A, vantando elementi di spicco, esperti del campionato cadetto, o addirittura superiori al calibro della serie. Sia in un caso che nell’altro, però, i buoni propositi sono sfumati. Il senso di superiorità di calciatori e società invece di infondere fiducia e certezze, si è rivelato un’arma a doppio taglio. Troppe sicurezze hanno portato i rossazzurri a sottovalutare gli avversari e gli eventuali incidenti di percorso. E poi la pressione. L’idea che essere i favoriti implicasse risultati positivi e posti in classifica invidiabili. Il Catania che ci si immaginava avrebbe dovuto ammazzare il campionato e mettere i bastoni tra le ruote anche alle grandi. Così non è stato. Le aspettative sono crollate.

Adesso si riparte, con meno convinzione, con un presente incerto e un futuro ancor più precario. E la salvezza torna ad essere di moda. Si pensa a una stagione di stenti, fatta di fatica, denti stretti e piedi per terra. Meno fiato sul collo, meno pretese. E la consapevolezza che procedere passo dopo passo è una necessità vitale. Un Catania con la mente libera, ma cosciente dei propri doveri e delle proprie potenzialità. Chissà se partendo a testa bassa, si arriverà al traguardo con lo sguardo alto, spiazzando le previsioni. D’altronde i rossazzurri sono esperti del settore. Riservare sorprese, sia in positivo che in negativo, è la loro peculiarità.