Generazione mai retrocessa

Marco Di Mauro

Radio Italia passava a tutto spiano ‘Si può dare di più” del trio Tozzi-Morandi-Ruggeri. Sulle altre stazioni si poteva ballare al ritmo de ‘La Bamba’, dei Los Lobos. Tra i dischi di ‘Music City’, in corso Italia, una nuova generazione si chiedeva “Who’s that Girl” (era Madonna). Intanto, gli Europe (ancor prima dell’istituzione dell’UE con firma sul trattato di Maastricht, 1992) davano alla cultura popolare catanese la base musicale di ‘Mi stuppai na Fanta”.

In Inghilterra Margaret Thatcher è al suo terzo mandato (per la gioia della Regina), Mathias Rust atterra col suo Cesna sulla Piazza Rossa di Mosca (il muro di Berlino è ancora in piedi e tra America e Russia tira un grande ‘freddo’), a Palermo si chiude il Maxiprocesso controla Mafia: 342 condanne ed oltre 100 assoluzioni. A Roma, Fanfani cede il governo al VII° Andreotti, il presidente della Repubblica è Giuseppe Saragat.

Correva l’anno 1987, ed a Catania – perché il progresso dagli anni ’50 in poi ‘scese’ dal Nord ma la ‘Liberazione’ nel 1943 è cominciata dal Sud – l’America era già su tutte le locandine del cinema. Senza le pay-Tv, passare la domenica in poltrona significava guardare ‘Full Metal Jacket’ o “Gli intoccabili” seduti al Cine Alfieri od al Lo Po. Andare allo stadio? Il Catania di Rambone e Pace fatica in serie B dopo l’11° posto della stagione precedente. Retrocederà all’ultima giornata.

E’ il Catania – in maglia Adidas – di Sorbello, Novellino, Tesser, Picone, Cipriani, Borghi, Breve ed Onorati. E’ il Catania di Angelo Massimino, che proprio al termine di quella stagione cederà il club ad Angelo Attaguile. E’ il Catania ‘residuato’ dall’ultima stagione in serie A (1983/84), è l’ultimo Catania retrocesso: 19°. La stagione seguente giocherà in serie C1. E’ lì che si consumerà – nel 1993 – la tentata radiazione a firma Matarrese ed Abete. Da lì, la lenta, lunga risalita.

Ventuno anni sono serviti per ritornare in serie A, otto per tornare in serie B, ventisei per conoscere nuovamente l’amarezza della retrocessione. Più d’una intera generazione allevata in rossazzurro senza aver mai provato un’esperienza forte, integrante per la propria crescita, per la definizione del proprio carattere: il fallimento, la retrocessione. Pensar solo che in questi 26 anni, delle squadre attualmente in serie A, tutte son retrocesse (tranne Inter, Milan, Lazio e Roma).

Juventus, Napoli, Fiorentina, Torino, Parma, Hellas Verona, Atalanta, Sampdoria, Udinese, Genoa, Cagliari, Chievo Verona, Bologna, Sassuolo, Livorno ed anche il Palermo. Adesso, solo adesso, dopo ventisei anni, anche il Catania. Non che ci fosse nulla di dovuto o scontato e nulla che possa giustificare gli errori commessi od alleviare l’amarezza: ma questo è il calcio, il lato ‘oscuro’. Ed è quello che più di un’intera generazione di tifosi rossazzurri sconosceva, mai aveva vissuto.

Sarebbe stato meglio non viver mai questo momento? Per un tifoso dell’alta borghesia calcistica –quella che risolve i problemi e copre le proprie vergogne con le banconote – certamente meglio di no. Ma un giovane tifoso della periferia calcistica – che neanche la polvere di Gangi ha respirato – quanto potrà imparare di sé nel momento della difficoltà, dal primo momento di difficoltà? E’ una domanda che non ha risposta.

E’ una domanda che ha tante risposte, diverse, quanti gli Under 27 che in questi anni hanno urlato: “Forza Catania”. Quelli che potranno, dovranno, decidere, la prossima stagione, se cambiare stazione radio alla prima canzone stonata; se trascorrere le proprie domeniche allo stadio oppure in discoteca (a ballare Calvin Harris), al cinema (con ‘Ghost Movie2’) od a battibeccare di  politica (PD-PDL-M5S?). Così da rendersi così che in 26 anni, il Catania – rispetto all’Italia – almeno, di passi indietro ne ha fatto solo uno.. ed è ancora recuperabile.

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