Gli sbagli di Pulvirenti, da Cosentino alle partite da truccare

Marco Di Mauro

Di fronte al giudice per le indagini preliminari, che gli chiedeva conto di ciò che avesse combinato, Antonino Pulvirenti avrebbe risposto più o meno così: «Pur di salvare il Catania ho tentato di aggiustare il risultato di alcune partite». È quello che riferisce la procura.  Ma nel momento stesso in cui spiegava al gip le buone intenzioni del suo progetto, ne decretava il fallimento. Confessare ha alleviato la sua posizione ma non risparmierà il Catania dalle conseguenze del suo gesto. Le regole della Figc non lasciano altro scampo in casi simili. La retrocessione in Lega Pro è la pena minima immaginabile. Può essere considerata già ufficiosa.

E pensare che se non avesse fatto nulla per evitare di finire in Lega Pro, sarebbe riuscito a salvare la B. Anche in caso di onesta retrocessione sul campo,  col senno di poi, il Catania avrebbe potuto prendere il posto del Parma (già fallito) in virtù dei criteri che regolano il ripescaggio. Per evitare lo scandalo ed il fallimento del progetto sarebbe bastato rimanere onesti o almeno seguire i lucidi consigli di professionisti esperti e capaci. Sin dapprincipio, e non solo in tribunale. Dove Pulvirenti avrebbe voluto sostenere la propria totale innocenza ma, su suggerimento dei suoi legali, ha scelto di confermare parte delle accuse. Una strategia difensiva lucida, onesta quanto necessaria per limitare le conseguenze di una posizione disperata.

Proprio di questi consigli avrebbe avuto bisogno l’ex presidente negli ultimi due anni di gestione sportiva. Il suo Catania si è ritrovato dall’ottavo posto nel massimo campionato a rischiare la Lega Pro. La condizione di pericolo, che secondo la sua linea difensiva l’ha indotto a tentare di combinare alcune partite, sarebbe stata da lui attribuita alla pressione ambientale. Con maggiore lucidità, l’indice poteva essere puntato (in tempo utile) verso chi aveva «il compito di allestire una squadra competitiva per vincere il campionato». Sono queste le parole con cui Pablo Cosentino avrebbe spiegato il proprio ruolo nel club davanti ai giudici. L’amico che Pulvirenti ha scelto, difeso, e ascoltato a sprezzo dei consigli dei tifosi. Lo stesso che non avrebbe esitato a giudicarlo «un folle».