Il discorso di P.zza Dante: “Al Massimino non entrare! O con noi o con Cosentino, anche Pulvirenti scelga con chi stare”

Marco Di Mauro

CATANIA – Venti minuti di parlato, arrampicato sulle spalle degli amici. Come accadeva prima dell’inizio d’ogni partita del Catania. Stavolta però, Michele Spampinato non ha di fronte a sé la sola curva Nord. Ultrà e tifosi d’ogni settore dello stadio lo ascoltano dai gradini di Piazza Dante. In circa quattrocento, avvisati attraverso facebook e passaparola, hanno deciso di partecipare alla riunione degli ultrà, estesa martedì sera alla cittadinanza tutta. Ha fatto da miccia la vicenda pubblica legata al tentato-sperato-mancato esonero di Sannino da parte della società. Ma al centro dei discorsi, del dibattito aperto che motiverà scelta e modalità della contestazione, c’è la difesa del futuro e del bene del Catania, non già quella del suo allenatore.

Le ragioni che, infine, mettono d’accordo tutta Piazza Dante, risuonano nella voce di chi per anni ha riunito ogni anima della curva Nord dietro un solo striscione. Cosicché, al termine della riunione, il solo rammarico per alcuni è l’essere stati tanto rapiti dall’ascolto da non aver pensato a registrarlo, in modo da condividerne e trasmetterne il messaggio a quanti più amici, conoscenti, sconosciuti possibile. Quella che segue non è la trascrizione letterale, ma la ricostruzione fedele dei suoi capisaldi:

Prologo
«Non eravamo così tanti da tanto tempo. Da quando, dopo il 2 Febbraio, gli equilibri tra città ed ultrà sono andati in cortocircuito. Allora, la città aveva la serie A da godersi e tanto le bastava per credere di non aver più bisogno degli ultrà. Noi però non siamo mai andati via, ed anche adesso che la serie A non c’è più, eccoci ancora qua. Stasera, in questo momento di difficoltà, ci ritroviamo qui, nuovamente uniti come città perché, ultrà o tifosi, sappiamo che alla base del nostro essere c’è in comune l’amore per il Catania».

I precedenti tentativi
«Siete tutti a conoscenza di quel che sta accadendo. La dirigenza è arroccata a Torre del Grifo e non c’è modo, senza pagarne caro il prezzo, di ottenere un faccia a faccia civile, che sia concordato od improvviso. L’ultima volta che abbiamo cercato il confronto, chiedendo chiarezza, è stato aperto un fascicolo. Adesso, come allora, non c’è in discussione il futuro di questo o quell’altro allenatore del Catania ma il futuro del Catania stesso».

Le ragioni-sportive
«Pulvirenti pensa forse che noi non capiamo di pallone? Non capiamo cosa rischia il club se la squadra va in C? Noi ci saremo sempre ma la retrocessione sarebbe una tragedia economica e va scongiurata. Per fortuna il livello della categoria è scarso e salvaguardare il campionato è ancora possibile, acquistando i giocatori giusti. Ma con le condizioni che vediamo noi e vede tutta Italia ormai, a Gennaio, di giocatori non ne verrà neanche uno. Invece ne servono tanti visto che a Livorno la squadra si è ridotta a giocare con ragazzini nati nel 1996».

Le ragioni-societarie
«Non vogliamo illusioni o zuccherini, come l’anno scorso. Pretendiamo spiegazioni chiare su quel che sta accadendo all’interno della società perché non ci dormiamo più la notte. Siamo preoccupati dal vedere a Catania e nel Catania volti e nomi che ovunque siano stati, in passato, hanno portato solo fallimenti».

La richieste
«Questa nuova gestione, che anche lasciando sempre chiuse le porte di Torre del Grifo fa di tutto per tenere distante da sé la città, ha aperto una spaccatura evidente tra noi-tifosi e loro-società. E’ perciò inutile porre a Pulvirenti la solita domanda, se sia ancora o meno il presidente del Catania. Risponderebbe, come ha fatto finora, di consultare le carte alla camera di commercio. Noi da Pulvirenti vogliamo invece sapere pubblicamente con chi sta. Lo vediamo in difficoltà, e saremmo pure dispostissimi ad aiutarlo, ma deve prima scegliere se stare con la GEA, con Cosentino, con Ventrone oppure se stare con noi, coi tifosi, con la città. Perché noi, con la GEA, con Cosentino, con Ventrone, non-ci-stiamo. E finché non sarà chiaro con chi vuole stare Pulvirenti, noi allo stadio non ci staremo».

La decisione
«A cominciare dalla partita col Brescia, a malincuore, proponiamo di non entrare al Massimino ma di essere comunque presenti. Chi sta fuori soffre più di chi sta dentro, si sa. Infatti questa non è una scelta di protagonismo della curva ma la chiamata ad una presa di posizione forte dell’intera città che vorremmo al nostro fianco per dimostrare tutta la gravità della situazione. Se non si è disposti a rinunciare alla partita contro il Brescia, come l’anno scorso poteva essere alla partita contro la Juventus, l’anno prossimo potremmo ritrovarci a giocare con l’Acireale, è chiaro a tutti? Non sono passati secoli, solo pochi anni da quando, come forma di contestazione, lasciavamo la curva vuota per cinque o sei giornate di fila. Sono cambiate le leggi, non sono cambiate le persone che guardando attorno vi troverete ancora di fianco. Possiamo riuscirci, e questo sarà solo l’inizio»

Le modalità
«Bisogna condividere questo messaggio, col passaparola, attraverso facebook. Sabato potremmo incontrarci tutti in un luogo aperto, vicino allo stadio, magari in piazza Spedini. Ascolteremo la partita alla radio e sosterremo la squadra da fuori. A nessuno verrà impedito di entrare allo stadio ma chi entrerà sarà come se si schierasse con Ventrone, con Cosentino, con i Moggi. Con chi sta affossando il Catania. Perciò, spero solo che, da catanese, abbia una coscienza che lo faccia sentire un verme».

E furono applausi, cori, battimano.

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