Il sig.Leto ed il prof.Ventrone: Difendere l’indifendibile è difendere sé stessi, non il Catania

Marco Di Mauro

Fonte: Goal.com - Getty

A proposito dell’operato di Pablo Cosentino da addì del Catania, il direttore di TMW, Michele Criscitiello, scriveva: “Propongo ai tifosi rossoazzurri di fare una colletta per acquistare un biglietto di solo andata Catania-Roma-Miami al buon Pablo Cosentino. Io metto 0,1 centesimo di euro per rispedirlo in Argentina o a Miami, località cara a Pablo[…] io non ho avuto mai mezza conversazione con lui ma dal primo giorno si capiva che questo mestiere non faceva per lui”.

Due mesi dopo, è da quelle stesse pagine che l’amministratore delegato del Catania risponde alle critiche, sulle sue scelte e sull’operato degli uomini da lui scelti, mosse dal direttore di TMW, dalla stampa locale e nazionale, dai tifosi trasfertisti e non, da quelle che i soliti ‘malpensanti’ hanno letto persino nelle parole di Sannino dopo la gara col Livorno (che tra l’altro nomina il solo presidente Pulvirenti).

Cosentino risponde così: “Ho fiducia in Ventrone, il suo operato non si discute. Siamo una squadra forte. Torneremo in serie A”. Le medesime parole usate nell’ultima conferenza stampa pubblica, quando aggiunse: Finché ci sono io Ventrone resta al suo posto […] gli infortuni sono frutto del caso. Strategia difensiva ad oltranza utilizzata già altre volte ed in altri casi. Di fronte alle escandescenze di Leto, ad esempio. Nessuna multa dopo che l’argentino, a Perugia, negò il saluto all’allenatore e scalciò per stizza una borraccia vicina alla panchina. “Non multo un calciatore per uno sfogo di rabbia che avrei potuto avere anche io al suo posto”. Stesso atteggiamento ripetutosi con in panchina in Sannino ed ancora, a Terni, con di fronte l’arbitro. Episodio, quest’ultimo, che il giudice sportivo lesse e interpretò diversamente dall’addì: tre giornate fuori.

In tale contesto, certo che l’allenatore del Catania occupa una posizione scomoda. Tanto in allenamento, che in partita che accomodato davanti ai microfoni. Fa da cuscinetto tra le pressioni del club ed i limiti oggettivi della squadra che, a dispetto di proclami e programmi societari, non vale più di quello che dopo 18 giornate racconta la classifica. I tifosi l’hanno capito. Come pure che i tanto (ragionevolmente) criticati prof. Ventrone e sig. Leto non sono la causa delle difficoltà di allenatore e squadra ma la conseguenza di scelte errate ed ostinate che, di fronte all’indifendibile realtà dei fatti, non paiono  ormai  difese per amore del progetto ma per solo amor proprio ed interesse di chi ne è il primo responsabile. 

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