Lodi-Rinaudo, ne resterà solo uno?

Marco Di Mauro

CATANIA – Fabian Rinaudo è – anche – il giocatore che a Bologna riconquista il pallone a centrocampo (fallosamente, ma è un dettaglio) che, scaraventato in avanti, vale al Catania (in dieci)  il gol della vittoria sul Bologna, della prima vittoria esterna della stagione. E’ la penultima gara e, l’impresa sul campo della diretta concorrente, non basta per salvare la categoria dalle colpe d’una stagione fitta fitta d’errori e pochissimi rimedi cercati e trovati. Uno, dei pochissimi, ha nome Fabian Rinaudo. Arrivato troppo tardi, a Gennaio, ripartito troppo presto, a Giugno. Le pretese dello Sporting Lisbona sono fuori budget: 5 mln più il 35% del ricavato sulla futura vendita del calciatore. Il centrocampista argentino ricomincia così ad allenarsi con i portoghesi ma il legame col Catania – e con Pablo Cosentino – non si interrompe mai: “Ogni giorno – rivelò Cosentino – mi chiama per aver aggiornamenti sul suo possibile ritorno”. Parla anche col capitano, Izco, a cui chiede nuove sui compagni e sul nuovo ambiente che va creandosi a Torre del Grifo.

Il lieto fine è l’unico finale giusto (sebbene non il solo possibile) alla vicenda. Rinaudo torna a Catania, lo fa come fosse un esule che riabbraccia i suoi cari e la terra tanto sospirata dopo aver pensato d’averla perduta per sempre, ma senza essersi mai arresto all’idea, da combattente qual è. Un bellissimo regalo per Maurizio Pellegrino e per i tifosi. Di presentazioni non ce n’è di bisogno, Rinaudo è il giocatore descritto in apertura di articolo: Capace di far tanto bene in serie A – alla sua prima esperienza – da soffiar il posto ad un veterano inamovibile quale Francesco Lodi. Pre-convocato nella nazionale argentina poi – senza di lui – vice campione del mondo. Già capitano di una delle squadre più blasonate del Portogallo, protagonista tanto in campionato quanto in Europa. Al suo curriculum – a cui manca ancora il gol in rossazzurro – aggiunge la ferma volontà di accettare un ingaggio ridotto ed una categoria non di vertice a sprezzo di sistemazioni ed offerte economicamente ben più allettanti.

A centrocampo, che lotta quest’anno! Izco, Lodi, Chrapek, Almiron ed adesso pure Rinaudo. Invariato il potenziale – al netto dell’addio di Plasil – il peso effettivo viene accresciuto esponenzialmente in ragione del ridimensionato livello della categoria. Il Catania non si è voluto accontentare della ‘tanta roba’ che aveva già in casa, ha voluto far di più, dar ancor più stimoli (sinonimo di pressione) al ‘povero’ Maurizio Pellegrino, ‘ricco’ come avrebbe desiderato già la scorsa stagione di scelte, e tutte prime scelte. Appunto, ardua sarà la scelta. E sin d’ora sorgono gli interrogativi. Lodi – che come Rinaudo è voluto tornar a Catania, scorso Gennaio, a sprezzo di classifica ed ingaggio – dopo aver giocato al fianco dell’argentino, è stato preferito in panchina nelle gare poi più brillanti della squadra. Dato che, anche in considerazione dell’esborso economico sostenuto per il ritorno dell’argentino, e delle offerte giunte per Lodi (tutte finora rifiutate, in primis dal giocatore), fa apparire in bilico il futuro dello specialista dei calci piazzati, che pur ha ribadito più volte di voler riconquistare la serie A con la maglia del Catania.

Perché, tuttavia, le medesime considerazioni non valgono per il reparto offensivo? Leto, Castro, Martinho, Marcelinho, Rosina e Barisic. Son sei, ma ne giocheranno solo tre. Tutti hanno offerte, tutti (eccetto Barisic) hanno un ingaggio importante per la serie B, tutti hanno la seria e serena ambizione di giocare da titolari. Certo, il giocatore potrebbe chiedere spazio altrove, per amore di giocare. La società potrebbe voler monetizzare un investimento che rischia di svalutarsi in panchina. Ragioni plausibili, valide per tutti i giocatori e non solo a Catania. Magari la cessione di Lodi si farà (o comunque sarà chiacchierata ad oltranza), però, che strano il calcio! Quando sembra esserci un giocatore meno del necessario, il giorno dopo il suo arrivo ce n’è sempre uno di troppo:  un circolo talmente vizioso da far apparire l’abbondanza come un problema: ma allora, l’allenatore che ci sta a fare?

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