Nessuno tocchi Rosina!

Marco Di Mauro

Beffa. Ovvero, punizione irridente che va ben oltre le colpe, i demeriti, o le ragionevoli difficoltà. Qualunque sia l’opzione scelta per spiegare la sconfitta contro lo Spezia, al di là del risultato – della rabbia che spinge al silenzio od allo sfogo – sta la beffa. Non una più, d’una: gli errori dell’arbitro, la doppietta dell’ex, il rosso a Gyomber. Spunti che, a seconda di chi legge, possono fungere da alibi o da ulteriore ragione d’insofferenza verso una situazione complicata ed ormai stantia.

Messe di canto le ragioni di chi assolve come di chi condanna la squadra, la dirigenza o qualunque altro attore protagonista o non protagonista dell’attuale situazione di classifica. Tra le tante beffe, l’unica non citata ed intollerabile riguarda Alessandro Rosina. Prima della sfida contro lo Spezia, una simpatica immagine su Twitter, che replicava il viso dell’attaccante su quello degli altri dieci compagni titolari, chiedeva: “Undici Rosina in campo”. Non un caso. E non a caso è uno slogan già adoperato, per Gonzalo Bergessio.

Giocatori (entrambi) che lottano, che sbattono, rimbalzano e non perdono (quasi) mai la palla. Rosina, il migliore, tra i compagni, sia per quel che dicono i numeri che per quanto suggerisce il cuore. A La Spezia, come nelle otto precedenti partite, Rosina lo è stato per il Catania. Onore dato dall’onere sostenuto nel trascinare avanti – piccolino di statura ma grande di spirito, com’è – una squadra piena di problemi oggettivi e complessi psicologici. A prescindere dai gol, dai cinque rigori calciati e trasformati in gol.

Stavolta l’ha sbagliato. Il primo di sei. Solo che, ad undici metri da questo pallone c’era la possibilità di rimettere in discussione un risultato più importante di altre. Per il minuto di concessione, il 1° del 2°tempo. Per le attese alimentate in settimana. Per la situazione di classifica. Per l’atteggiamento propositivo mostrato dalla squadra, svilito dal 2-0 all’intervallo. Ed invece, proprio questo, è andato storto. Parato. E se non è beffa il venir meno di una delle poche certezze di questa squadra, cosa lo è?

Proprio per questo, tra rabbia, accuse, insofferenza, beffe (e quant’altro bolla nel calderone rimasto sul fuoco alto dopo il 3-0 contro lo Spezia), Rosina non merita di stare. Va tirato fuori. Anche se magari, lui stesso, preferirebbe rimaner insieme alla squadra, in pentola, a costo di scottarsi. Rischio che il Catania non può correre. Rosina ha cuore e piedi, e non tira mai indietro nessuno dei due. Esempio da salvaguardare a tutti i costi. Ne va del bene, delle residue speranze future del Catania. Nessuno tocchi Rosina! 

Lo dice anche De Gregori: “Non è da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia”. 

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