Poter vincere e non riuscirci. A Taranto altra occasione persa

Marco Di Mauro

Sono trascorsi 14 anni e la lettera B è sparita da centrocampo. Lo stadio è mezzo vuoto e tifosi del Catania non ce ne sono. Taranto-Catania non ha davvero nulla della finale play-off del 2002, se non nei ricordi della gente che ha vissuto quella partita epica. Tanto basta però, perché sin dal fischio d’inizio la partita dello Iacovone trasmetta brividi che non conoscono tempo né categoria. Alla fine dei 90′ per il Catania significherà un passo avanti, nel gioco e in classifica, ma pure l’occasione persa per tornare a segnare, vincere e dimostrarsi all’altezza delle sue ambizioni.

In un ambiente che prometteva battaglia, l’approccio alla gara dei rossazzurri è il migliore finora visto in trasferta. Il Taranto, sebbene forte del suo pubblico, viene abilmente contenuto nei limiti di squadra ripescata e falcidiata dagli infortuni, qual è, tanto da meritare i fischi della sua tifoseria. Tutta la manovra rossazzurra pare migliorata, a eccezione di quel che succede dal centrocampo in su. Proprio l’incapacità di trovare il gol impedisce al Catania di concretizzare la sua superiorità rispetto all’avversario, regalare una soddisfazione ai suoi tifosi e togliere ragione di esistere alle critiche.

La difesa del Taranto è improvvisata, mancano due dei tre interpreti titolari. Per l’attacco del Catania potrebbe essere l’occasione per sbloccarsi. Ma l’inconsistenza atletica e tattica mostrata in questo momento da Paolucci (perché non Anastasi prima degli ultimi 5′?) e qualche balletto di troppo sul pallone da parte di Barisic – schierato dal primo minuto e comunque positivo -, vanificano i numerosi contropiede con cui, soprattutto nel secondo tempo, i rossazzurri potrebbero sbloccare il risultato. Fino all’ultimo secondo c’è la possibilità di fare tre punti, quando Russotto manca la deviazione vincente a pochi passi dal portiere Maurantonio.

Nel primo tempo, con una conclusione improvvisa, da una zolla non troppo distante dal dischetto di centrocampo, Paolucci dimostra di avere dentro di sé l’istinto di Mascara ma non la stessa sensibilità sullo scarpino. Il pallone precipita stanco davanti a Maurantonio, che lo lascia andare a riposo oltre la linea di fondo. Per le occasioni pericolose bisogna che il pallone sia tra i piedi di Di Grazia. Il più giovane, ma pure il più pericoloso e tra i più motivati rossazzurri in campo. Quattro conclusioni: due fuori bersaglio, una a fil di palo, un’altra chiama Maurantonio alla parata in tuffo. Pisseri invece non viene mai impegnato.

Il Taranto non risulta quasi mai pericoloso, anzi spesso sbaglia goffamente fornendo occasioni al Catania. Fatto che non passa inosservato al pubblico tarantino, che se all’inizio della gara fischia i rossazzurri, col passare del tempo se la prende molto di più coi propri aspiranti beniamini. La sola occasione che mette davvero i brividi alla retroguardia, e pure ai tifosi rossazzurri collegati in diretta Tv (considerato il divieto di trasferta), è un’incursione di Potenza che in velocità pare superare tutti i difensori e involarsi faccia a faccia con Pisseri. Con la punta dello scarpino Bergamelli tocca il pallone e lo allontana dall’attaccante.

Il Taranto non fa molto di più. Tra i tanti cambiamenti proposti tra i titolari, con Bucolo e Di Cecco il centrocampo di Rigoli ha più muscoli ed esperienza del solito. Il primo ha il compito di aggrapparsi agli avversari che gli passano nelle vicinanze e martellare l’arbitro con appunti e proteste a ogni decisione presa a favore del Taranto. Rispetto a Scoppa, che sostituisce, fa già così tanto di più. Meno in partita Di Cecco, che schierato sull’esterno, al posto di Fornito, stenta a trovare la posizione più adatta alle sue caratteristiche e riuscire ad aiutare la squadra. Purtroppo pare trovarla solo quando Pisseri lo chiama in barriera sui calci di punizione.

Al termine della partita il Catania sale a quota un punto, restando ultimo. Si troverebbe in zona play-off con l’aggiunta dei sette punti di penalità. Dopo averli recuperati sulla quota zero, dovrà recuperarli sugli avversari che si trova davanti. È in grado di farlo? La prestazione contro il Taranto, che ha alla base la decisione di Rigoli di modificare radicalmente l’undici titolare, restituisce un grado di ottimismo superiore a quello percepito dopo la gara col Fondi. Ma la confermata incapacità di segnare e vincere una sfida apparsa ampiamente alla portata rinnova tutti i dubbi che avevano mosso le critiche verso allenatore e squadra. Il prossimo impegno sarà in casa contro il Messina.