Sannino non si tocca. Ma basta esperimenti…

Benedetto Napoli

Undici punti in nove partite. Questo è lo score da quando Giuseppe Sannino siede sulla panchina rossazzurra. Media punti che di certo non può bastare per raggiungere l’obiettivo prefissato ad inizio stagione e confermato anche nel corso dell’ultime conferenze stampa da parte dei vertici della società dell’elefante, ovvero la tanto decantata Promozione.

In tutto ciò il tecnico ex Palermo e Varese (tra le altre) dal suo arrivo a Catania ha dovuto fare  i conti con diversi problemi: uno spogliatoio che non sembra del tutto coeso e pronto a remare tutti dalla stessa parte, il dover ricostruire già a campionato in corso il modulo di gioco, ed infine una preparazione atletica che forse è stata eccessivamente mirata al futuro ma che per ora sta producendo infortuni a raffica ed una squadra che già a metà secondo tempo sembra non averne più.

Ad onor di cronaca dal suo insedio a Catania, Sannino non ha più parlato di promozione ma anzi si è premurato a ricordare ai tifosi etnei che la sua non è ancora una squadra, come solo con il lavoro si può uscire da questa situazione delicata e che parlare di Serie A sarebbe stato deleterio.
Dopo le due vittorie interne (sofferta contro il Vicenza e convincente contro la Virtus Entella) sembrava essersi lasciato il peggio alle spalle, un nuovo campionato stava per cominciare per gli etnei e la mano di Sannino era tangibile. Il passaggio al 442 (marchio di fabbrica del mister) dallo storico 433 sembrava aver dato un equilibrio maggiore ai reparti. Il ritorno di Capuano in difesa e di Rinaudo a centrocampo dava quel mix di tenacia e di esperienza che servivano come il pane. Martinho ala sinistra con un Monzon in netta crescita alle sue spalla stava formando una catena di sinistra invidiabile ed infine un Rosina finalmente vicino a Calaiò restituiva al numero 10 il suo ruolo naturale.
Due partite, due vittorie con otto gol realizzati, la corazzata rossazzurra stava finalmente nascendo. All’orizzonte la difficile trasferta di Avellino da affrontare con un Rosina in meno, visto l’infortunio patito contro i liguri.

Nel match giocato in terra campana Sannino ha leggermente peccato di presunzione. L’inserimento tra i titolari di un Leto che oramai sembra essere un corpo estraneo con squadra e soprattutto con l’ambiente al posto di Rosina ha fatto si che mancasse quell’elemento di congiunzione tra centrocampo ed attacco; lo spostamento di Martinho a destra e l’avanzamento di Monzon a centrocampo ha smontato quella catena di sinistra che tanto bene aveva fatto (anche se ad onor di cronaca l’argentino è stato il miglior in campo); ed infine Capuano centrale e Gyomber terino sinistro ci fa capire come ormai il capitano etneo non ha più passo per giocare sulla fascia ma è diventato a tutti gli effetti un centrale di difesa.
Scelte di formazioni sicuramente dettate dall’emergenza ma alcune sono parse leggermente forzate visto che in panchina si trovavano i vari Cani, Jankovic, Marcelinho e Calello ed alcuni di questi entrati a gara in corso non hanno potuto fare molto visto che l’Avellino dopo il gol del vantaggio (bisogna suonare la sveglia a Frison!) ha giocato con tutti gli undici effettivi dietro la linea della palla; tirando le somme probabilmente le scelte iniziali hanno compromesso un match che sembrava alla portata.

Sannino ce la sta mettendo tutta e i miglioramenti dall’inizio della sua avventura son0o tangibili, ora basta non continuare con alcuni esperimenti fin troppo azzardati ed il recupero di qualche infortunato di lusso e forse con questo 442 potremmo continuare a vedere gare come quella contro l’Entella anche fuori dal Massimino.

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