Sauro: Le ‘ultime parole famose’ e tanta voglia di giocare

Marco Di Mauro

Gaston Sauro, difensore argentino classe 1990, ultimo (ma non ultimo) colpo di mercato dell’addì Pablo Cosentino. Arriva in Italia per giocare. Il ruolo da comprimario l’ha già svolto, con pazienza ormai finita tanto al Boca che al Basilea. L’arrivo in Svizzera del connazionale Samuel ha sveltito le pratiche d’addio, stampate ma non firmate già la scorsa stagione, all’inizio della quale affermava:

Il mio obiettivo è giocare più di quanto non sia riuscito la scorsa stagione. Lotto e mi alleno per questo – chiuderà con 18 presenze in campionato, due in più che nel precedente  – dopo il cambio d’allenatore ho giocato poco. Restare al Basilea mi piacerebbe, eccome. E’ tra le squadre più importanti della Svizzera. Tuttavia, dovremo parlare col club, chiarire il progetto. Ho bisogno di giocare. Qualunque giocatore, messo in panchina, rischia di perdere stimoli, invece bisogna mantenere il sangue freddo. La mia ambizione è diventare una prima scelta, non l’alternativa, sebbene titolare, ad un giocatore squalificato od infortunato. E’ una situazione che deprime anche me. L’apporto dei tifosi, degli amici e dei familiari aiuta nei momenti di difficoltà. Sono consapevole, tuttavia, che l’unico a poter cambiar lo stato delle cose sono io stesso”.

Il rapporto con l’Argentina e la diversità col clima svizzero, rappresentano un’altra discriminante:

“In Svizzera fa molto freddo ed io non lo amo particolarmente. Quindi le vacanze sono solito trascorrerle insieme alla mia famiglia, in Argentina. Anche quando fa freddo pure lì. A parte gli scherzi, come argentino mi sento molto legato alla mia patria e quando è possibile non perdo occasione per ritornare a Rosario, il luogo dove son nato e cresciuto, dove vivono la mia famiglia ed i miei amici. Ho un rapporto molto stretto con tutti i miei cari e doverli salutare non è mai cosa semplice. Per fortuna, adesso esistono mezzi di comunicazione che ci permettono di restare comunque in contatto”.

Quanto sia importante un ambiente familiare, come quello stanziato ormai da tempo a Catania per gli argentini, lo rivelano altre difficoltà rilevate dal giocatore nella sua esperienza svizzera:

“In Svizzera si parla il tedesco. Per me è un problema. Anche se lo studio non riesco a capirlo bene. Qui c’è un dialetto incomprensibile per me. Quindi cerco di farmi capire in inglese. Sono tante le diversità, anche con i compagni. Per fortuna c’è qualche sudamericano con cui posso parlare la mia lingua.  

Tuttavia, il futuro di Gaston Sauro ha preso una strada inaspettata per lo stesso giocatore, che in passato diceva:

“Prima di domandare a me stesso se non sia l’ora di cambiar aria voglio aspettare, vedere come vanno le cose qui a Basilea. Sono sincero, se un club di metà classifica, spagnolo od italiano, mi proponesse un contratto, preferirei restare al Basilea. Anche se il campionato svizzero non è al vertice per competitività, credo stia crescendo molto. Come dimostrano i successi della nazionale”.

Esperienze diverse, comunque istruttive tanto in Argentina che in Svizzera

Giocare nel Boca è come frequentare un corso intensivo di cosa significhi essere un calciatore professionista. Mette nelle condizioni di poter giocare in qualsiasi altro club del mondo. Lì ho imparato a rapportarmi con 30 giornalisti ed almeno 100 tifosi che frequentavano ogni allenamento, a vivere con la pressione di dover sempre vincere ogni fine settimana, a sopportare le critiche dei giornali e della gente che è molto passionale, anzi lo è più di qualunque altra tifoseria di questo pianeta. Nel Basilea invece sia ha la percezione di professionalità. Mi sento come un lavoratore dei tanti che deve contribuire al risultato finale. Nessun tifoso chiede mai un autografo o una foto quando mi vede al ristorante, oppure preso da altri impegni. Il calcio europeo è molto diverso da quello sudamericano, più tattico, più ligio agli ordini dell’allenatore, più fisico e complesso da interpretare.

Il sogno nazionale Argentina

“Tutti i giocatori immaginano di poter un giorno rappresentare il proprio paese indossando la maglia della nazionale. Non posso far eccezione io. Però va riconosciuto che sono ancora giovane e la mia carriera è solo agli inizi. So che il commissario tecnico guarda molto attentamente tutti gli argentini che giocano in Europa. Questo è un ulteriore stimolo per far bene al Basilea, così da non lasciar niente di intentato, nemmeno la minima possibilità che magari potrebbe anche portarmi, migliorando, ad un grande club europeo”. 

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