Vittoria fu, ma non sia L’ecce-zione. Tifosi-squadra, applausi e aspettative

Redazione

dal nostro inviato al Massimino

Il cielo grigio e azzurro sul Massimino, tra un raggio di sole e l’altro minaccia pioggia e fa qualche goccia. Racconta l’umore con cui buona parte dei tifosi rossazzurri presenti allo stadio vivono CataniaLecce. Contestazioni e ultimatum dei gruppi organizzati, seguiti al pareggio di Melfi con l’ultima della classe, hanno accompagnato la settimana che ha portato alla sfida con i salentini: primi in classifica e unica formazione imbattuta del girone C.

whatsapp-image-2016-10-23-at-18-33-033«Due partite… sei punti obbligatori», scrive la curva Nord. «Siate uomini di parola… lottate per la maglia e la gloria», è il messaggio lanciato dalla curva Sud al fischio d’inizio. A dispetto delle delusioni ricevute, come promesso, il Massimino spinge col suo tifo, sin dal primo minuto, i rossazzurri in campo. Sono però pochi i tifosi sugli spalti, circa 6mila. Forse a causa del meteo incerto. Forse misura della distanza tra le aspettative di una sfida che avrebbe dovuto essere di vertice e la realtà di un incontro che mette di fronte la prima contro l’ultima della classe.

Di certo non temono il meteo gli ultras della curva Sud, che tifano a torso nudo per tutto il primo tempo nonostante la pioggerella che scende dal cielo. «Noi vogliamo vincere», riprende la curva Nord mentre il Catania, schierato con un guardingo 4-3-3, pensa a difendere la propria metà campo più che ad aggredire il Lecce. Cuturaro sfiora il gol di testa, evitato grazie ai riflessi di Pisseri. Dagli spalti arriva qualche fischio, non di contestazione per i rossazzurri ma con l’obiettivo di disturbare la manovra degli avversari, che pare più rodata, efficace e persino spettacolare, a volte.

I rossazzurri provano a reagire con Di Grazia, ancora una volta il migliore dei suoi. Dopo avere guadagnato un calcio d’angolo, il giovane attaccante catanese – autore della tripletta vincente contro il Messina – chiama il tifo dell’ala destra della curva Sud, che risponde con un tiepido mormorio. Più rumorosa è la contestazione verso il patron Pulvirenti, che in settimana è tornato a farsi vedere in pubblico a Torre del Grifo, a bordocampo, durante un allenamento. La curva Nord gli indirizza un coro irripetibile, che ribadisce le critiche dei gruppi organizzati alla proprietà.

whatsapp-image-2016-10-23-at-18-33-034Suscitano invece solo applausi le due conclusioni di Mazzarani – al suo esordio da titolare – che sebbene non inquadrino la porta restano le occasioni più “pericolose” create dai rossazzurri della prima parte di gara. Trascorsi 43minuti tra urla, smorfie arrabbiate e sguardi speranzosi, Pietro Lo Monaco lascia la sua postazione in tribuna A. «Non mollare perché, c’è la curva che canta per te», intona la curva Nord quando l’arbitro, dopo un minuto di recupero, fischia l’intervallo. «Noi vogliamo gente che lotta», aggiunge la curva Sud. Intanto spunta l’arcobaleno: buon presagio.

La ripresa non vede però alcun cambiamento, né nell’undici rossazzurro, né nell’atteggiamento in campo, né per quel che riguarda le occasioni gol. All’ennesimo errore di Calil, schierato centravanti, sono i fischi dei tifosi ad anticipare la decisione di Rigoli di effettuare il primo cambio. Fuori un brasiliano per un altro, Silva, che però è centrocampista. Eppure – dopo tre occasioni gol sventate da Pisseri – è proprio il nuovo entrato a portare avanti il Catania– all’improvviso, al 25esimo – e a fare scoppiare il Massimino poco dopo che dalla tribuna erano pariti i primi mugugni.

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La festa del Massimino, quasi incredulo, esplode ancora più incontenibile quando due minuti dopo Di Grazia scocca un diagonale tagliente e preciso che si insacca sul palo alla destra di Bleve. Via la maglia, a esultare sotto la curva Nord in tripudio. Al rientro sul rettangolo verde lo attende l’ammonizione dell’arbitro, l’urlo della speaker, gli osanna dei tifosi della tribuna A. Lui indica un posto in tribuna, poi rivolge le mani verso il cielo. Non meno applausi il pubblico rivolge a Di Cecco, che dopo avere ispirato entrambi i gol lascia il campo esausto.

Un raggio di sole illumina le due curve e lì si piazza, per non andare più via: il Lecce – capolista e imbattuto – si trova sotto di due gol. A piovere sono solo altri applausi per Mazzarani, alla sua uscita dal campo. Poi ancora contestazione per Pulvirenti, da parte della curva Nord. Comunque e sempre sostegno per la squadra da entrambe le curve. I colpi di tamburo dei tifosi organizzati rimbombano incessanti tra gli spalti quando la lavagna luminosa indica sei minuti di recupero. L’attesa della vittoria, per i catanesi, è uno stillicidio per i circa dodici tifosi giunti da Lecce.

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Al fischio finale la squadra si raduna e festeggia in cerchio, come già visto per il 3-1 sul Messina. Poi arriva il richiamo dei tifosi. Non sono solo gli undici calciatori in campo a correre sotto la Sud a ricevere il messaggio dagli spalti: «Vi vogliamo così». Parole ben diverse, così come la prestazione dei calciatori, da quelle sentite alla fine della gara contro il Melfi. «Noi vogliamo vincere», ribadisce la curva Nord prima. Ha chiesto due vittorie: la prima è arrivata. La seconda i rossazzurri dovranno conquistarla con la Paganese, sempre al Massimino.