Tifo violento (2010/2011): Catania 13°, Capolista la Juventus

Redazione

La Juventus scalza l’Inter, il sogno dei supporter juventini prende forma nella classifica che più li riguarda: quella delle tifoserie meno corrette della stagione 2010/2011. Le intemperanze della curva bianconera sono valse alla società capitanata da Agnelli Jr. la cifra record di 173.000 euro, con annessa diffida dello stadio Olimpico, unico impianto sportivo di serie A meritevole di tale ignominiosa etichetta.

Nella fedina bianconera è possibile trovare di tutto un po’ del novero di trasgressioni al regolamento: dal “lancio di petardi, fumogeni, bengala ed oggetti di varia natura (aste di bandiera, bottiglie e simili, ndr) verso il settore occupato dalla tifoseria avversaria (ferendone un occupante), e verso il recinto di gioco”, alla “accensione di materiale pirotecnico ed esplodente nel proprio settore”. E poi: “Ripetuta turbativa del minuto di raccoglimento con cori ingiuriosi verso gli avversari ed addirittura con una invasione di campo in un’occasione”. Finito? “Insulti all’arbitro. Fasci laser indirizzati a giocatori avversari. Esposto striscioni dal contenuto insultante per calciatori e tifosi avversari. Rivolto a giocatori avversari grida costituenti espressioni di discriminazione razziale”. Ed anche la società: “Per avere omesso di impedire, durante l’intervallo, l’ingresso e la permanenza negli spogliatoi di persona non autorizzata, che, rivolgendosi all’Arbitro, ne criticava una decisione”. Indole confermata dalle cronache più recenti che hanno riportato di uno scontro interno tra gruppi ultras juventini culminato con un accoltellamento.

A seguire i bianconeri sono i partenopei, il cui peccato più grande era e resta la predilezione per i giochi pirotecnici: uno spettacolo costato 112.000 euro alla società di De Laurentiis. In singole gare del Napoli, gli addetti della procura federale sono arrivati a contare l’accensione di 31 bengala, l’esplosione di innumerevoli petardi, l’accensione di innumerevoli fumogeni; a questo va aggiunto l’uso spesso teppistico quando, ad esempio, 4 petardi sono stati lanciati nel settore presidiato dagli stewards nel tentativo di raggiungere il settore ospiti. Più folkloristico l’aver lanciato sul terreno di gioco due palloni al fine di arrecare disturbo ad un’azione d’attacco della squadra avversaria.

Terzo gradino del podio alla tifoseria della Roma, con 98.000 euro di multe, penalizzata dal non poter annoverare e pagare i sempre numerosi accoltellamenti al di fuori dello stadio. In ogni caso i giallorossi hanno saputo come ovviare alla noia della partita: lancio di oggetti di varia natura verso il settore ospiti, di fumogeni, petardi verso il recinto di gioco, esplosione di petardi ed accensione di bengala e fumogeni nel proprio settore. Esposizione di striscione dal tenore insultante per la tifoseria avversaria. Indirizzato ripetutamente un fascio di luce-laser sul portiere avversario e su di un Assistente arbitrale. Lanciato in direzione della panchina avversaria, una bottiglia piena d’acqua. L’episodio più curioso ed incomprensibile: aver lanciato numerosi oggetti di varia natura (bottigliette in plastica ed altro) contro la fanfara del corpo militare dei Bersaglieri mentre sfilava nel recinto di gioco in occasione delle celebrazioni dei 150 anni della Repubblica italiana. Chiudiamo col paradosso: “Aver omesso di impedire l’ingresso nel recinto di giuoco – colpa della società – di persona non autorizzata che, al 28° del secondo tempo, insultava un calciatore della squadra avversaria” . Bene, qualcuno richiederà adesso un “recinto” anche all’Olimpico, come fecero i giallorossi a Catania?

Meritevoli di menzione anche gli 87.000 euro che i tifosi sardi sono costati al presidente delCagliari, Cellino. Oltre alla solita tiritera di fumogeni, petardi e bengala, segnaliamo: “reiterati cori costituenti espressione di discriminazione razziale verso un avversario, tanto da determinare, in un’occasione, la sospensione della gara; il lancio di un fumogeno nell’area di rigore della squadra avversaria.

Tra gli episodi più clamorosi che hanno visto negativamente protagoniste le tifoserie, da citare: “aver fatto esplodere innumerevoli petardi, costringendo l’Arbitro ad interrompere il giuoco per circa due minuti in conseguenza delle insufficienti condizione di visibilità createsi” (Bari), “lanciato nel recinto di giuoco un seggiolino” (Bari, ancor più grave perché il teppista è quasi un bambino). “Aver lanciato sul terreno di giuoco un petardo nei pressi di uno steward, che, in conseguenza dello scoppio, doveva ricorrere alle cure dei sanitari” (Fiorentina), “Aver turbato con fischi l’esecuzione dell’Inno nazionale”. (Fiorentina, dove presto la nazionale tornerà a giocare), “Aver lanciato verso un Assistente un accendino, senza conseguenze lesive” (Sampdoria), “Aver lanciato tre razzi nel settore occupato dalla tifoseria avversaria” (Inter).

Menzioniamo anche altri virgolettati del giudice sportivo: “per avere i raccattapalle, nel corso del secondo tempo, intenzionalmente ritardato la ripresa del giuoco”(Lecce), “per aver lanciato nel recinto e sul terreno di giuoco numerosi rotoli di carta da ufficio uno dei quali, colpiva al capo un fotografo presente nel recinto di giuoco, che doveva ricorrere alle cure dei sanitari”(Catania), “Aver esposto per circa tre minuti uno striscione insultante per il Presidente della Società avversaria” (Inter), “Aver esposto numerosi striscioni dal tenore insultante per l’allenatore della squadra avversaria” (Milan).

Dal report appena concluso, vien fuori un quadro del tifo italiano ancora dominato dal razzismoche non può esser sminuito e considerato al pari dello sfottò; a dover riflettere con particolare attenzione le tifoserie di Brescia e Cagliari. Se la FIFA non consente l’utilizzo di nuove tecnologie in campo, sugli spalti invece spopola il raggio laser, da Milano a Roma, fino ad arrivare al sud, altro sintomo di un spirito sportivo davvero carente. Gli arbitri, che spesso poco fanno per risultare simpatici, non vengono risparmiati in nessun campo da critiche ed ingiurie, ma almeno in serie A evitano le aggressioni di cui sono fatti oggetto i colleghi delle serie minori; c’è da rallegrarsi?

Non vanno poi dimenticate le aggressioni di cui sono state fatte oggetto dai propri tifosi le squadre di Bari e Sampdoria nei rispettivi campi di allenamento, o la mobilitazione fuori dagli stadi dei tifosi parmensi, bresciani e juventini più che quella pacifica dei rosanero dopo le quattro sberle post derby.

Solo una squadra si affranca poi dall’accensione, dal lancio e/o dall’esplosione di materiale pirotecnico al quale per uniformità alla legislazione si dovrebbe rinunciare, è il Palermo. Unica intemperanza stagionale della tifoseria rosanero: “Aver rivolto reiteratamente all’Arbitro cori insultanti”, valsa 4.000 euro di multa. In tal senso va riscritto il fondo della classifica, tenendo conto delle sole multe derivanti dal comportamento della propria tifoseria: primo posto al Chievo Verona (2.500 euro per l’accensione di due fumogeni), secondo il Palermo (4.000 euro), terzo il Parma (5.500 euro per l’esplosione di alcuni petardi).

Il Catania chiude con 22.500 euro di multa dovuti in gran parte all’incidente di Catania – Cagliari, quando nel corso della coreografia, nel secondo tempo, un rotolo di carta ha colpito un fotografo; non vi era alcun intento violento, ma di trasgressione passibile di ammenda si tratta comunque. Infine qualche coro ingiurioso contro l’arbitro, qualche petardo, l’omissione d’accesso al campo di persone non autorizzare.

1) Juventus 173.000 euro (+diffida)

2) Napoli 112.000 euro

3) Roma 98.000 euro

4) Cagliari 87.000 euro

5) Brescia 66.000 euro

6) Lecce 55.500 euro

7) Bari 52.500 euro

8) Milan 51.000 euro

9) Inter 33.000 euro

9) Lazio 33.000 euro

11) Fiorentina 31.000 euro

12) Genoa 30.000 euro

13) Catania 22.500 euro

14) Udinese 17.000 euro

15) Cesena 10.500 euro

16) Bologna 10.000 euro

16) Sampdoria 10.000 euro

18) Palermo 8.500 euro

19) Chievo Verona 6.500 euro

20) Parma 5.500 euro

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