Antonino Pulvirenti

Nome: Antonino Pulvirenti
Nazionalità: Italiana
Nato il: 24/02/1962
Ruolo: Presidente


LA BIOGRAFIA

Il Presidente

Antonino Pulvirenti nasce a Catania il 24 Febbraio 1962; lascia la facoltà di Giurisprudenza nell’ 87 per iniziare l’ attività imprenditoriale con un supermercato; dirà nel futuro: “Qual è la morale? «Che i successi arrivano sempre col lavoro e l’ umiltà. Come ci hanno insegnato i nostri genitori». Nel 2006 è stato eletto “imprenditore dell’anno in Sicilia” dalla rivista Capital. Arriva a gestire una catena di circa 85 hard discount nel sud Italia (Forté), un’industria chimica a Gela, la compagnia di volo low-cost Wind Jet, disponendo della maggioranza della holding “UDA Finaria S.p.a”. Ha la proprietà alberghi di lusso a Mazzarò e Taormina (Mazzarò Sea Palace, Atlantis Bay), la società di ristorazione “Sorsy e Morsy” e il 100% del Club Calcio Catania s.p.a.

Negli affari come nel calcio la sua avventura parte da Belpasso, nel campionato interregionale. E’ il 1998/99 compie il primo salto di qualità rilevando l’Acireale in C1 ch,e a causa dei tanti debiti, costrinse Pulvirenti a ricostruire la società e a ripartire dalla C2 per via della retrocessione al suo primo anno in granata. Dopo tre stagioni di C2 ottiene la promozione in C1, nell’estate del 2000 si avvicina all’acquisto del Calcio Catania, squadra per cui tifava da bambino, ma nella lotta tre con Virlinzi e Luciano Gaucci si ritira per la poca chiarezza della trattativa in corso con gli eredi di Angelo Massimino.

In questi anni di Acireale trova un collaboratore che diventerà suo uomo di fiducia, Pietro Lo Monaco. Nella primavera del 2004 arriva la sua più grande occasione, la possibilità di acquistare il suo amato Catania dalla famiglia Gaucci, quindici milioni di euro la cifra pattuita. Pulvirenti lascia l’Acireale in piena corsa play off per la serie B dedicandosi interamente al suo nuovo progetto Catania come chiestogli dai tifosi etnei che, alla sua prima uscita da Presidente al Massimino, esporranno uno striscione dal significato chiaro: “Pulvirenti Vendi l’Acireale”.

Un aneddoto: La notizia dell’interesse di Pulvirenti per il Catania venne anticipata da Giovanni Finocchiaro, giornalista de La Sicilia e de La Gazzetta dello Sport, ben un mese prima dell’effettiva firma; in quell’occasione, con l’Acireale in lotta per i play-off, Pulvirenti tenne a smentire platealmente (diretta Tv) la notizia, nonostante fosse vera, per evitare acredini coi tifosi acesi, poco amici con quelli rossazzurri.

“Lasciamo la società in buone mani” fu la dichiarazione dei Gaucci prima di prendere il volo per Perugia, un passaggio di proprietà fondamentale per la salvezza del Catania, soltanto l’anno successivo Gaucci sarà accusato di bancarotta fraudolenta e con lui lo sarebbe andato in bancarotta anche il Catania (come capitato effettivamente al Perugia, retrocesso nelle serie minori).

E’ il 26 maggio 2004 il giorno in cui Antonino Pulvirenti diventa presidente del Club Calcio Catania 1946, 42enne, uomo nuovo nel panorama calcistico nazionale con al suo fianco Pietro Lo Monaco che torna ad altri livelli dopo le esperienze di Brescia e Udine, che presentò la “scatola vuota” chiamata Calcio Catania come “qualcosa che solo un pazzo o un tifoso del Catania, come Pulvirenti, sarebbe stato disposto a comprare, in effetti la società acquistata dai Gaucci era ancor peggio di una “scatola vuota”, una scatola piena di sorprese non tanto belle: 3 giocatori di proprietà (Zeoli, Kanjengele, Firmani), un giocatore in comproprietà (Terra), e la brutta sorpresa di un buco di 4 milioni di euro, fuori bilancio.

«Ho realizzato un sogno che inseguivo da tempo – Queste le prime parole di Antonino Pulvirenti da Presidente del Catania – voglio rendere felici i tifosi catanesi perché io, tifoso rossazzurro lo sono stato sempre. Seguivo il Catania in Curva Sud. Vengo per vincere, Catania è una grande città, con grandi aspettative».
Non era una società economicamente sana quella lasciata dai Gaucci ma lo sarà nel 2008 con un attivo di 10 milioni di euro. L’obiettivo e chiaro ed ambizioso “serie A in tre anni per restarci a lungo” attraverso la programmazione, elemento basilare della politica imprenditoriale del nuovo Catania.
La Prima partita di Antonio Pulvirenti da Presidente del Catania è Catania – Fiorentina, 29 Maggio 2004, termina 1-1 tra le polemiche, la Tribuna B lo salutò con uno striscione: “Benvenuto Presidente”.

Saranno due gli anni di B, il primo di assestamento con qualche investimento sbagliato (Ferrante, Walem..), che provoca l’esonero del tecnico Costantini e l’arrivo di Sonetti, il secondo è quello più rivoluzionario ed ambizioso, con gli arrivi di Marino, in panchina, ed in mezzo al campo di Baiocco, Spinesi, De Zerbi, Mascara, che consentono il realizzarsi di una straordinaria annata culminata con la promozione in serie A dopo 23 anni.

Celebri i siparietti tra il Presidente, che da sempre segue assiduamente anche gli allenamenti a Massannunziata, e Pasquale Marino che racconta: “L’ altro giorno viene da me e mi dice: <
>”. “<>, dico io”” “<
>, risponde lui”. “Oppure quando il presidente viene all’ allenamento, magari un po’ in ritardo, mi chiede di continuare la partitella fino a sera e ripete: «Dobbiamo attaccare gli spazi», «quando ci difendiamo i centrocampisti devono trovarsi dietro la linea della palla», «voglio vedere ragazzi dalla corsa lunga, andare in profondità».
E’ il 28 maggio 2006, un giorno di festa per tutta Catania. Il presidente abbracciato ad Orazio Russo soffre ed attende con trepidazione il triplice fischio finale di Catania – Albinoleffe. Avvicinato da Angelo Scaltriti, al fischio di Farina, dichiara: “Gioia immensa, non pensavo dovessi essere io a portare il Catania in A, ringrazio tutti, non ho parole”.

Anche la Gazzetta dello Sport, con la sua firma più prestigiosa, celebrerà l’ascesa in A del Catania: “Il presidente Pulvirenti vola con i suoi aerei, ma si vede poco, non ama la ribalta. L’ ambiente mi sembra più maturo, la società non è stata sfiorata da polemiche e scandali. E io dico, amici miei, mantenete la calma: in serie A per restarci. E pazienza se in settembre non doveste trovare la Juve”.

Ricordo della Promozione:

“Mi ricordo le parole che dissi ai giocatori all’inizio di quella stagione: <>. In partenza eravamo una buona squadra, al termine del campionato siamo diventati una grande squadra.
“In quella stagione ho preso il vizio di fumare il sigaro dentro lo spogliatoio, lo fumavo prima della partita e durante l’intervallo, e siccome la prima volta che lo feci vincemmo, lo ripeto come gesto scaramantico. I giocatori lo accettavano, anche se dava un po’ fastidio, l’unico a ribellarsi fu Pantanelli, ma il rito continuò comunque, fino all’ultima giornata di campionato”.
“I giorni prima di Catania – Albinoleffe erano lunghissimi, ho provato a non pensarci ma Sabato e Domenica ho preferito stare fuori per arrivare allo stadio solo all’ultimo. La tensione in città era spasmodica, questo non mi aiutava certo ad essere tranquillo ma avevo la convinzione che quella partita l’avremmo vinta. Al Massimino c’era un’atmosfera unica, quella dei grandi eventi, sentivo che tutta la città ci spingeva verso la vittoria, perdere sarebbe stato impossibile.
“Al triplice fischio di Farina ho provato un’emozione grandissima, anche se ricordo poco, ho solo flash-back di gente che piangeva dalla gioia, in campo siamo stati sommersi dalla gioia dei nostri tifosi.
“Credo che qualunque cosa succederà in futuro non potrà mai darmi quel che mi ha dato questa Promozione, era un evento troppo atteso, 23 anni, ed impreziosito da tutto quello che avevamo passato, ripartendo dall’Eccellenza nel 1993. Pensare di giocarci la serie A in 90’ è stata un’emozione unica e particolarissima, irripetibile.

“Della maglietta celebrativa, <> davanti e <> (riferito al Torino) dietro non sapevo nulla, sono uscite al triplice fischio, e siamo andati a fare così l’intervista.

“Orazio Russo è per me un fratello e l’emblema di quella Promozione, ha giocato ma anche se stava in panchina lo faceva col sorriso sulle labbra, lo definirei il capitano senza fascia, quello in grado di interpretare lo spirito del gruppo meglio di chiunque altro. Nell’attesa del fischio finale l’ho voluto vicino per quello, per avere accanto un catanese, uno che provasse quel che provavo anche io.
“Di momenti indimenticabili ricordo Lecce, quei 15 minuti di silenzio furono toccanti, è stata una tragedia che ha colpito tutti (due tifosi del Catania morirono allo svincolo di Sibari in un incidente d’auto, uscirono fuori strada sbattendo contro un albero). E poi la gara contro l’Atalanta, è stata la partita che ha rafforzato in noi la consapevolezza dei nostri mezzi, e di poter battagliare con chiunque ad armi pari, in casa e fuori. Siamo andati a vincere su campi da sempre ostici, si deve dare atto che questa squadra ha sempre giocato bene. E cito anche Modena, dove abbiamo dominato, come anche a Torino; siamo usciti sconfitti ma consapevoli che di lì in poi avremmo vinto tutte le partite e saremmo saliti in A, perché nel calcio se giochi bene alla fine vinci.

Il primo anno di A è un misto di gioie, quarto posto alla fine del 2006, e dolori che prendono in largo da quel famoso 2 febbraio. “Vorrei un derby civile, una festa dello sport. Faccio pubblicamente un appello agli spettatori. Rivalità, sfottò, d’ accordo, ma soprattutto correttezza” appello vano, col senno di poi, fatto a due giorni da quel derby maledetto, contro il Palermo, le dichiarazioni seguenti a quel che accadde furono: “Questa è una città invivibile, non si può giungere a questi livelli di follia, lascerò il Catania, non posso mollare all’ improvviso, ma appena la situazione si normalizzerà, per quanto possibile, mi tirerò fuori”. Ancora una volta da giornali, oltre che dai tifosi, affezionatissimi alla sua figura, arrivarono parole di conforto e sostegno: “Capisco lo scoramento di chi ha costruito a fatica un gioiello e lo vede scomparire in una fogna. Ma si tiri su, rinunci ai propositi di abbandono, questo è un momento cruciale della lotta contro la violenza nel calcio. E lei, mi creda, non può essere assente: anzi, deve restare in prima fila. Tanti auguri. Candido Cannavò”. Parole che ebbero l’effetto sperato, Pulvirenti rimase: “Avevo pensato di lasciare tutto, in preda allo sconforto, ma penso che sia giusto non darla vinta a questi delinquenti che vorrebbero distruggere tutto: i nostri sforzi, il divertimento della gente perbene, il lavoro delle forze dell’ ordine. Non lascerò il Catania. In un primo momento avevo detto che con l’ ad Pietro Lo Monaco ci saremmo tirati fuori. Non vedevo via d’ uscita, mi ha convinto proprio la reazione dei miei concittadini, la gente è indignata, urla la sua rabbia: io voglio rivolgermi a queste persone. Chi ha lavorato e lavora nel Catania vuole portare avanti un progetto serio”.
Le infinite gare da giocare lontano dal Massimino, la crisi di risultati, il baratro della retrocessione sempre più vicino, i dubbi sulle presunte combine tra le contendenti alla salvezza. Tanti ostacoli da saltare e puntualmente superati, la festa del 27 maggio 2007, sul neutro di Bologna, dice tutto, il presidente si lascia andare in un “balletto”, una serie di salti alla “Pinocchio di Benigni” per sfogare mesi di tensioni e tutta la gioia di veder raggiunta la salvezza nonostante le tantissime insidie: «Dedico questa salvezza a tutti noi, perché siamo rimasti uniti nei momenti più difficili. Ringrazio Marino per quello che ha fatto. Per l’ anno prossimo allestirò un Catania competitivo»

Celebri, quell’anno, resteranno le sue dichiarazioni post Catania – Cagliari, quando giustificò i fischi del pubblico (i primi della sua dirigenza) così: “Sono solo fischi d’amore”. Frase diventata celebre.

Lo stesso “balletto” lo ripeterà il 18 maggio del 2008, al termine di Catania – Roma che consegnava la seconda salvezza consecutiva a cinque minuti dal termine di un’altra stagione tribolata, dal caso mobbing al cambio tecnico passando per le tentate dimissioni di Lo Monaco puntualmente rifiutate dallo stesso Pulvirenti che per nessun motivo vuole privarsi del suo più fido collaboratore:“ Lo Monaco arriva da un periodo difficile -dichiara a radio KissKiss- ha dovuto gestire tutta la tragedia della vicenda del 2 febbraio ed alcune incomprensioni con la stampa locale. Gli ho parlato, resterà con noi”. Di quella stagione più che tribolata, scandita dal cambio allenatore a 7 giornate dalla fine (via Baldini per Zenga), va ricordato anche un aspetto piuttosto negativo, delle lettere minatorie gli vennero inviate da un insospettabile bancario catanese 50enne, nelle quali il Presidente veniva minacciato in questi toni: “Do fuoco a ed alla tua famiglia in caso di serie B”.
Tre anni di sofferenze e di tante soddisfazioni con in mezzo una grande valorizzazione di campioni da Vargas, venduto per 12 milioni di euro, a Morimoto, da Ledesma a Martinez, fino ad arrivare al proprio settore giovanile che nella stagione 2008/09 sfornerà buoni giocatori nelle varie categorie giovanili fino a fornire qualche elemento alla prima squadra.

Facile il parallelismo con Massimino per la vicinanza alla squadra in campo, il Presidentissimo seguiva il Catania su di una sedia, con alle spalle la Sud, Pulvirenti celato sotto un cappellino o una tuta rossa o persino coperto da un paio di occhiali da sole scuri, e si gode il terzo anno di serie A senza i grossi problemi che accompagnarono le stagioni precedenti, una salvezza tranquilla, il record di punti e qualche battuta spiritosa come quella in occasione del silenzio stampa, seguito ad un periodo non certo positivo in quanto a risultati, “In verità il silenzio stampa nasce perché volevo essere io a parlare il sabato al posto del mister”.

Dissimili, Massimino e Pulvirenti, nel modo di approcciarsi al Palazzo, vedi quando ci fu da combattere per far riaprire il Massimino dopo la maxi squalifica del giudice sportivo successiva al 2 Febbraio, quando nella questione andò ad immischiarsi ancora una volta il TAR etneo, asso nella manica di Massimino come dei Gaucci: “La decisione del Tar catanese (che riapriva le porte del Massimino)- afferma Pulvirenti – non la conosco e non la voglio conoscere, noi seguiamo esclusivamente la strada indicata dalla giustizia sportiva e per questo abbiamo presentato un ricorso alla Camera di Conciliazione presso il Coni che sarà discusso il 2 maggio».
Un Presidente che difende la sua squadra, come quando, reduce dal 7-0 di Roma, dovette assistere all’onta di vedere Spalletti stringere la mano ai giocatori del Catania: “La sua è ipocrisia allo stato puro – disse Pulvirenti – Il tecnico sta vivendo in una dimensione da semidio, sportivamente parlando. Il giorno in cui ricadrà sulla terra, come capita a tutti, si potrà meglio rendere conto…»; tanto da difendere anche il suo stesso allenatore, Baldini, all’indomani del calcio nel sedere a Di Carlo per il quale, il presidente del Parma, Ghirardi, invocò l’esonero, Pulvirenti rispose: “Ha sbagliato, ma è stato provocato. A fare il Presidente del Catania ci penso io, Ghirardi pensi al suo Parma”; tanto da difendere la sua città, in occasione della maxi squalifica post-2 Febbraio: “Questa squalifica così lunga penalizza una società che non ha colpe, la tifoseria e la città. Speriamo che lo stadio venga messo a norma al più presto”; da difenderei i suoi tifosi, come dopo i due accoltellamenti a Roma: “Roma è una città recidiva, un campo di battaglia, eppure non viene mai punita. Certe cose accadono solo qui. I nostri tifosi hanno subito un agguato e chi ha sbagliato deve pagare. Chiederò la squalifica del campo”.

Buono, ma che non lesina dure prese di posizione, come all’indomani della gara di Coppa Italia contro la Juventus (perso 3-0), quando commenta: “Quale partita? Non mi pare che il Catania sia sceso in campo mercoledì”; od in seguito al calo di rendimento nel girone di ritorno del primo anno di A: “Inaccettabile calo dopo la tragedia del 2 febbraio Troppi errori per poca concentrazione. C’ è chi è stanco? Lavora solo 8 ore a settimana…”. e qualche decisione sofferta vedi l’addio ad un pezzo di storia come Baiocco, Spinesi e Silvestri “Si è chiuso un ciclo”, e la dura presa di posizione avversa al giro di campo fatto da Bizzarri, Baiocco e Spinesi per salutare la folla all’ultima partita di campionato: “Una sceneggiata Napoletana”. Piccoli dispiaceri che non possono oscurare la più grande soddisfazione arrivata proprio da quell’anno, il 2009, quando il 3 Giugno si avviano i lavori per la costruzione del nuovo centro sportivo, di proprietà del Catania:
“Oggi è un grande giorno, un momento importante in cui cominciamo finalmente a tradurre in termini di lavoro concreto il grande sogno di dotare il Catania di una struttura che renderà la società talmente forte da poter affrontare qualsiasi congiuntura con una sicurezza notevole alle spalle, rappresentata proprio dal valore della struttura stessa. Siamo molto contenti, questo traguardo vale almeno quanto le conquiste agonistiche tanto celebrate. Contiamo di completare i lavori nel mese di dicembre del 2010”.

Simpaticissima la battuta che rifilò ai giornali circa l’interesse di Zenga, dimissionario dalla panchina Catania, commentando la notizia che questi voleva portare con sé alcuni giocatori del Catania: “Se Zenga vuol avere con sé, Ledesma e Biagianti, vuol dire che ha tanta voglia di restare a Catania
Significative anche altre dichiarazioni, come: “Lo Monaco è il nostro amministratore delegato. E ciò significa che non gli ho affidato solo la squadra, ma tutta la società. Non credo di essere uno sprovveduto: se ho tanta fiducia in lui è perché si tratta di una persona competente. Credo di avere le carte in regola per poterlo dire. Molte critiche a Lo Monaco sono strumentali, arrivano da chi magari è stato penalizzato nei propri interessi di bottega. E su questo punto potrei dire di più… I personaggi in malafede, di basso profilo, non avranno mai udienza. Noi proponiamo un nuovo modello di calcio a Catania. Se invece le critiche vertono sull’ aspetto tecnico e sulla partita, ben vengano e serviranno per migliorarci, fermo restando che la serie A io l’ ho promessa in 3 anni. Lo Monaco forse non si apre al dialogo, ma è il suo carattere: non lo giudico. È l’ espressione della società”.

Intervenendo in una trasmissione televisiva si rivolse ad un opinionista che criticava l’operato del tecnico del Catania (allora Silvio Baldini) così: “Ma lei che critica, vorrei sapere, che film ha fatto?”.
Un suo pallino, come giocatore, oltre Mascara che riuscì a portare al Catania nel 2005/06, fu Fernando Menegazzo, che disputò coi rossazzurri la seconda metà del torneo di B 2004/05 per poi andare al Bordeaux; a più riprese chiederà al Direttore Lo Monaco, anche esplicitamente: “Portami Fernando”.
Del suo impegno col Catania dice: “Nel calcio ci si sta per passione , perché si ama la maglia e lo sport e per far crescere la città, non certo per guadagnare soldi”.
Alla presentazione del successore di Walter Zenga, Gianluca Atzori, dichiarerà: “E’ una persona che conosciamo benissimo, visto le sue esperienze da secondo di Baldini e di Zenga. Noi lo conosciamo, e lui ci conosce,e abbiamo grande fiducia nell’allenatore e nell’uomo”.
Quando la Roma, sconfitta a Catania, si lamenterà dei troppi personaggi presenti a bordocampo darà una staffilata a critici e critiche così: “L’unico non autorizzato in campo era Pradé, il direttore sportivo della Roma”.

Nel corso della presentazione della campagna abbonamenti 2008/2010 premierà il Cav. Pappalardo (sponsor storico del Catania) con una targa che recita alcune parole dello stesso imprenditore: «Il Catania è dei catanesi, il mio impegno è quello di continuare a fare, per il Catania e per la nostra terra, quanto nelle mie possibilità ».
Alla presentazione della stagione 2009/2010 esordirà: “Anzitutto mi corre l’obbligo ed il piacere di ringraziare l’Università di Catania per la possibilità di presentare nelle sue stanze, anche per quest’anno, la nostra squadra – e poi scherza sul recente diploma di Mascara – a maggior ragione quest’anno, quando penso un nostro tesserato vorrà intraprendere la carriera di dottore in una delle facoltà dell’Ateneo. A parte gli scherzi – chiosa rientrando in tema – quello che chiedo ai ragazzi qui presenti è di rendere il Catania protagonista di questo campionato e comprendere che a Catania, per l’attaccamento che i nostri tifosi hanno, alla maglia, non si può solo essere professionisti , bisogna essere anche qualcosa di più , bisogna metterci cuore e passione in quel che si fa.
“Il nostro obiettivo resta la Salvezza, ma dobbiamo renderci conto di essere una realtà importante nel panorama italiano, questo sarà in quarto anno di serie A per noi, E’ una stagione nella quale si parla tanto di dar spazio ai giovani , e noi ci troviamo già all’avanguardia in questo, l’anno scorso abbiamo fatto esordire tre ragazzi in prima squadra, uno resterà con noi, e s’è preso anche grandi soddisfazioni con la nazionale U20, due sono andati a giocare nei campionati minori; tre successi. Si parla anche tanto di far quadrare i bilanci , ed è da 5 anni che il Catania è in attivo; insomma: abbiamo seminato, adesso vogliamo raccogliere i frutti”.

Altra sua massima: “Nel calcio, quando si vince, proprio perché vincere non è facile, si deve festeggiare in grande”.

Nella prima giornata del campionato 2009/2010, esasperato dalla condotta dell’arbitro Banti, mormora qualcosa che gli costa l’inibizione fino al 31 Agosto. Nel corso della stagione, tormentata, prende sempre le difese di tecnico, squadra e dell’a.d. Lo Monaco anche a costo di scagliarsi duramente contro i tifosi, palesemente mandati a quel paese dopo il primo successo stagionale contro il Cagliari, scandito comunque dalla contestazione dei tifosi. Davanti alle telecamere, col Catania all’ultimo posto in classifica, dopo l’esordio infelice di Mihajlovic con la sconfitta interna contro il Livorno, dirà: “Dal nulla io e Pietro Lo Monaco abbiamo costruito una città. In soli 5 anni, che piaccia o no. Questa società riesce a fare bene quello che aveva promesso, lo scetticismo e il disfattismo generale che c’è, come ogni anno, non ci aiuta a crescere “Chi sono i disfattisti? I tifosi che non sono andati mai allo stadio, chi sta dietro ad un computer e crea opinioni negative. Vi dico anche che nel giro di 5 anni questa società andrà in Europa, anche qualora dovesse accadere l’irreparabile. L’attaccante? Abbiamo fatto gli stessi gol dello scorso anno, ma ne abbiamo subiti di più. Forse ci vuole un difensore…Io credo che serva qualcosa in tutti i reparti e bisogna anche capire cosa ne pensa il nuovo allenatore – poi arriva lopez – abbiamo cambiato perché ci siamo convinti che a questa squadra mancava qualcosa in termini di personalità. Non abbiamo nulla da ridire su Atzori, il cambio è avvenuto perché Mihajlovic ha detto di sì, avesse detto no non avremmo preso un altro allenatore. Siamo convinti che lui possa dare tanto in termini di personalità”.

A Gennaio arriva la notizia: “Il pm Antonio Fanara ha chiesto la condanna a un anno e sei mesi di reclusione del presidente Antonino Pulvirenti per evasione fiscale in forma elusiva nell’ambito dell’inchiesta sull’acquisto, nel 2004, del Calcio Catania dalla famiglia Gaucci. L’accusa afferma che quote del pacchetto azionario sarebbero transitate su diverse società riconducibili allo stesso Pulvirenti creando una minusvalenza che avrebbero permesso all’imprenditore di evadere parte dell’imposta sui redditi. Il legale del presidente Antonino Pulvirenti, l’avvocato Piero Amara, ha chiesto l’assoluzione con formula piena del suo assistito perchè il fatto non sussiste in quanto, ha sostenuto il penalista, l’acquisto del pacchetto azionario nel 2004 è stato fatto in maniera assolutamente trasparente e regolare”.

Se ne fa un gran parlare, il Presidente non commenta e dopo 7 giorni arriva la sentenza: “Il giudice monocratico di Catania ha assolto il presidente della società di calcio etnea Antonino Pulvirenti dall’accusa per evasione fiscale in forma elusiva nell’ambito dell’inchiesta sull’acquisto, nel 2004, del Calcio Catania dalla famiglia Gaucci. L’imprenditore è stato prosciolto a conclusione del processo perchè «il fatto non è previsto dalla legge come reato» e l’elusione non è quindi perseguibile penalmente”.

Difenderà il tecnico anche quando questi verrà attaccato dal Presidente del Palermo Mihajlovic: “Mihajlovic non ha offeso nessuno, anzi ha fatto un discorso che è apprezzabile sotto molti punti di vista. Zamparini è stato veramente un maleducato, chieda scusa al nostro allenatore. L’anno prossimo qualcuno andrà via, ma arriverà sicuramente qualcun’altro. L’Europa? Speriamo bene, se riusciremo a mantenere la media punti del girone di ritorno… Per il mercato non do consigli a Lo Monaco, sa bene cosa deve fare”.

Andrà all’attacco dopo Livorno – Catania, gara persa malamente dai rossazzurri contro una compagine già retrocessa e che ritarderà i tempi per il raggiungimento della salvezza anticipata: “Ho sofferto sulla tribuna come non mai. Mi sono vergognato per loro, per la società e la città. È stata la partita più brutta da quando ho comprato il Catania”. Il Catania, preparando la gara contro il Siena, andrà in ritiro dal Giovedì.

In occasione della gara vinta contro l’Inter, 3-1 al Massimino, giunto in conferenza stampa taglierà una ciocca di capelli al giornalista de “La Sicilia” Concetto Mannisi, pegno di una scommessa vinta, evidentemente sull’esito finale della gara. Alla domanda se fosse stato più emozionante battere l’Inter od il Palermo rispose: “L’Inter, ormai a battere il Palermo siamo abituati”.
Sostenendo quello del 2009/2010 come il Catania più forte di sempre, avrà ragione motivata dal record di punti che quel Catania ottenne al termine del Campionato. Ad inizio della stagione 2010/2011, dichiarerà: “La squadra è completa, il nostro obiettivo è quello di mantenere l’ossatura dell’anno scorso e ripercorrere quanto di buono fatto nel girone di ritorno”. Alla compilazione dei calendari dichiara sull’addio di Mihajlovic: “L’abbiamo lasciato libero di andare in un grande club, per quel che riguarda il Catania il nostro traguardo è il mantenimento della categoria, che per una realtà come la nostra vale tanto”.

Il successore sarà Marco Giampaolo, che il Presidente presenterà così: “Inseguivamo Giampaolo da cinque anni, il suo modo di allenare c’è sempre piaciuto. Sono molto contento di averlo qua”. Nel derby contro il Palermo, il primo con nuovamente il pubblico rossazzurro sugli spalti del Barbera, entrerà in campo mano nella mano col Presidente del Palermo Zamparini.

Il rapporto tra tecnico e società non si dimostra idilliaco. Certo però, quando, a Roma, la scellerata prestazione dell’assistente dell’arbitro Brighi, Musolino, nega con due fuorigioco non visti, la vittoria agli etnei, il sempre pacato Presidente, sbotta non certo contro il tecnico, ed anche davanti alle telecamere rivela: “Dire che sono arrabbiato è poco. Ho sempre parlato bene degli arbitri, ma oggi diventa difficile farlo dopo quello che è successo contro la Roma. Il secondo e il terzo gol dei giallorossi sono irregolari. Eravamo meritatamente in vantaggio, ma purtroppo abbiamo subito due enormi torti arbitrali. È doveroso rimarcarlo chi deve prendere provvedimenti li prenda. Questo guardalinee (Musolino, ndr) non può fare il suo lavoro perchè è completamente fuori forma. Subiamo questi errori e torniamo con zero punti. Fa male. Ho detto a Brighi (arbitro della partita, ndr): complimenti hai fatto una doppietta. Ora mi aspetto il deferimento e la squalifica”. Che puntualmente arriveranno.

La situazione precipita dopo il KO di Cagliari, quando la squadra sbanda, pendendo 3-0 senza mai entrare in partita. E’ l’inizio della fine, a seguito del pareggio interno contro il Chievo, il rapporto si chiude. Al’indomani dell’esonero, il massimo dirigente etneo, in occasione della presentazione del nuovo tecnico, Diego Simeone, avrà a dire: “Ringrazio innanzitutto Giampaolo per questi 6mesi passati al Catania, lui ed il suo staff. Lo ricorderò come persona perbene, lui come il suo staff. Detto ciò do’ il benvenuto al Mister Simeone, sperando che il nostro cammino insieme possa esser lungo. Lo conosciamo come giocatore, sappiamo come possa crescere come allenatore, lo abbiamo preso perché crediamo possa darci un valore aggiunto dal punto di vista caratteriale, fondamentale nel calcio moderno”. A margine della conferenza stampa, dichiarerà come l’intenzione di sollevare Giampaolo dalla carica di guida tecnica covasse già da tempo : “Immaginare che l’accordo con Simeone sia stato ratificato in poche ore è fantascienza”. Il giorno, Il 19 Gennaio, è lo stesso del trasferimento del gruppo nel nuovo centro sportivo di Torre del Grifo. giorno del trasferimento: “Questa è la futura casa del Catania. Tutti i giocatori sono rimasti colpiti. Qui si respira un’aria diversa, e riguarderà chiunque avrà a che fare con la nostra società, adeguata a quelli che sono i nuovi standard del calcio. Entro Marzo, con tutte le autorizzazioni, inaugureremo tutte le strutture”.