STAMPA- Catania, adesso però serve compattezza

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

La città ha trovato la sua squadra ora avanti insieme (La Sicilia 25 Gennaio)

“Questa è una squadra. E questo è il tifo. Questa è la città che risponde presente, che c’è quando le cose sono maledettamente complicate, quando cuore e mente possono dividersi tra contestazione e passione, tifo e critica, rivendicazioni e sostegno sino in fondo. In quel 4-0 che venerdì sera ha ribaltato bruscamente ipotesi, che ha mitigato atroci sofferenze e cattivi presagi, che ha regalato una nuova speranza, c’è quel che il Catania di Nino Pulvirenti ha saputo fare con un miracolo che ha anche il sapore di una rivoluzione genetica, di un intervento radicale su un Dna ormai confuso, usurato, superato, eroso dal tempo, dalla fatica, dalla consuetudine e dalla noia, quel Dna che aveva trasformato, anche con anni felici, Catania in una succursale di Buenos Aires e dintorni. Ci sta tutto nel calcio, ci stava anche quello, ma si era già da almeno tre anni al capolinea. Un anno di splendida resistenza c’era stata, in Serie A, coincisa con il miglior risultato possibile, oltre cui il Catania non sarebbe potuto andare e non avrebbe dovuto sognare di andare. Come era stato detto e predetto, citando altri esempi mortali di città medie e qualche volta anche grandi ma non grandissime, i cui exploit nel pallone avevano finito nel giro di un anno con il provocare catastrofi. I guai del Catania di ieri e di questi mesi passati nascono in quel primato assoluto, storico, inebriante, che ha stordito tutti e spinto a confermare un esercito che non aveva più nulla da dare, a nessuna battaglia. Infatti è buona parte di quella truppa allo sbando che è retrocessa, ed è un manipolo troppo nutrito di reduci della calata in B che ha fatto precipitare nel dramma collettivo una società, una squadra, una tifoseria, una città. C’è un peccato originale di presunzione collettiva, dunque, quella del post ottavo posto e c’è una prospettiva sbagliata da cui si è guardato in quel momento il futuro che bisognava affrontare con altro spirito, soprattutto pagato il prezzo della retrocessione.

CATANIA, adesso però #staisereno (La Sicilia)

“Per invertire davvero la rotta serve tranquillità, sospensione delle polemiche e confronti rinviati alla fine

“Guardare da due prospettive diverse, per essere seri, concreti, pragmatici e per potere, volendo, anche lasciarsi andare liberamente a qualunque sogno possibile. Prospettiva 1: non è successo nulla. Prospettiva 2: è cambiato tutto. Hanno entrambe un senso e, pur sembrando così distanti tra loro, in effetti convergono. Prospettiva 1. Non è cambiato nulla nel senso che una partita, per quanto vinta benissimo, oltre il rotondo punteggio, può non significare tutto quel che ognuno di noi vorrebbe significasse. In fondo il Catania in casa, sino ad un certo punto, anche nel periodo più nero della stagione, cioè per quasi tutto il girone d’andata, al Massimino ha costruito quel minimo di resistenza che ha consentito di non sprofondare più di quanto non si sia fatto. Insomma siamo a sei vittorie con questa trionfale con la Pro Vercelli, con le altre cinque tutte timbrate in casa e con soli due punticini in trasferta. Insomma, su 21 punti 19 venivano dalla dotazione casalinga e anche in fatto di reti segnate, in fondo, non era esattamente quello il deficit più grave. Tutt’altro. Ecco perché una prova non dice tutto. E’ solo una prova, appunto, e non esattamente una controprova rispetto a quel che è accaduto prima. Tra l’altro la squadra ha finito anche con l’incassare un tifo incessante, rabbioso, intenso da parte di una tifoseria che ha scelto questa strada, pur contestando la società, ed ha scelto la strada più utile anche alla causa. Insomma, se vogliamo considerare quel che il Massimino è stato anche in questi mesi tormentati e difficili, cioè il fortino che ha resistito con le unghia e con i denti al disastro collettivo, è chiaro che questo 4-0 con la Pro Vercelli va interpretata con prudenza, con misura, con equilibrio. E la valutazione del “non è cambiato” nulla va letta in questa direzione: dopo una prova, attesa la controprova. Ancora in casa, ma contro il Perugia. E poi, per avere il terzo riscontro oggettivo, anche una partita fuori casa, perché il carattere di questa squadra adesso va verificato sì sul campo, ma su quello degli avversari, dove si è sempre e troppo sofferto, maledettamente