Fantasmi, diavoli, moviole e gironi: la sera che Marchese al Massimino…

Claudio Spagnolo

Una sera di non molti anni fa, qui a Catania, ho visto il diavolo e pure un fantasma. Il diavolo era rosso e nero, come è giusto che sia. E il fantasma danzava sulla linea di porta della mia squadra, il Catania, sotto le mentite spoglie d’un pallone che secondo me non era entrato, ma che qualcun altro pretendeva che lo fosse. Non fu una serata tranquilla, quella: tant’è vero che nello stesso stadio in cui sedevo io si aggirava addirittura il vecchio zio Fester Addams. Il quale – travestitosi senza troppi sforzi da Adriano Galliani – agitava inquieto un cellulare per dire al mondo che quel fantasma esisteva davvero, che quel gol non andava degradato a non gol, che quel pallone aveva veramente varcato la linea di porta.

catania-milan-default-2

Ricordate? Era il Catania-Milan del marzo 2012, partita finita 1 a 1, passata alla storia per un salvataggio sulla linea di Marchese, su tiro di Robinho. Salvataggio che indusse il Diavolo, quella sera, a fare il diavolo a quattro. Prima spuntò, l’abbiamo detto, una foto finita chissà come sul cellulare di Galliani. La quale foto, benché gravata da una metafisica grossolanità di linee e contorni, venne addirittura pubblicata in evidenza sul sito del Milan a riprova del furto subito, si diceva, a Catania. Poi, come è normale, della faccenda si occuparono le moviole. E i moviolisti: costretti, in assenza di una foto decisiva scattata dalla traversa o dalla linea di porta, a far ricorso alle proprie conoscenze di prospettiva, trigonometria e parallasse per cercare di stabilire se il Catania avesse fregato la partita al Milan oppure no.

Non che il diavolo, povero diavolo, non avesse le sue sante ragioni: poche settimane prima la perfida, vecchia signora che chiamano Juventus gli aveva rubato la partita proprio per via di un gol fantasma, o meglio per il sesquipedale errore dell’arbitro che giudicò fuori un pallone entrato abbondantemente nella porta di Buffon.

addio-gol-fantasma-la-top-ten-dei-piu-famosi-620x372

E così il buon Galliani, giustamente indignato per il precedente, occupò per parecchi giorni i titoli dei giornali, alla caccia di un fantasma che, come era logico, gli sarebbe per sempre sfuggito. Perché nessuno, per quanti arbitri di porta e per quante moviole si mobilitassero in quella circostanza, riuscì mai a capire se quella palla che il cellulare di Galliani immortalava nel momento in cui aderiva allo scarpino di Marchese – schiacciandosi su di esso al punto che non si sapeva più dove la palla finisse e dove cominciasse lo scarpino – se quella palla, dicevo, avesse o non avesse passato la linea bianca della porta collocata sotto la curva sud dello stadio Angelo Massimino. Mistero, questo, che tuttora rimane irrisolto.

Da fantasmi minori (come quello del gol non visto dall’arbitro, forse segnato da Fornito con una rovesciata di rara bellezza) e da diavoli ben più poveri (come quelli che, nello stemma del Foggia, calciano insieme un pallone ricalcando in piccolo colori e simbologie del loro modello lombardo) non possiamo aspettarci risposte più precise. Il gol fantasma di Fornito resterà lì, nel limbo della nostra incertezza, nel purgatorio delle cose che potevano essere e non sono state, nel paradiso perduto di una vittoria lontana da casa che non riusciamo a ottenere nemmeno nel modesto girone – girone, appunto – di questa maledettissima serie C. A tenere acceso il rammarico per come le cose sono andate, e a svegliare la nostalgia per altri diavoli e altri fantasmi. Che ci coglie, traditrice, alla gola, mentre siamo noi, stavolta, che cerchiamo di acchiappare quel fantasma. Senza moviole, senza arbitri di porta, senza il cellulare di Galliani. Solo con il conforto di una schermata catturata da youtube e di un fermo immagine carpito a Telecolor.