Catania «che figura di m…», l’urlo di delusione dei 19mila del Massimino

Ettore Attanasio e Marco Di Mauro

Si respira l’atmosfera di un’altra categoria, e di un po’ di tempo fa. Il Massimino è quasi del tutto esaurito, nonostante la Giornata rossazzurra (per la quale anche gli abbonati devono comprare il biglietto). Circa 19mila presenti, ogni settore pieno “a tappo”, cori che fanno tremare gli spalti. Record di presenze stagionali per la serie C. È la cornice di Catania-Trapani. Stra-regionale che per i rossazzurri, padroni di casa, è indispensabile vincere per portarsi a un punto dal Lecce capolista, con 180′ per giocarsi la promozione diretta in B.

L’attesa è cresciuta in città, quotidianamente. Al crescere contemporaneo della quota di biglietti staccati in prevendita. Entrambe le curve sono esaurite. I cancelli vengono aperti con quasi due ore di anticipo sul fischio d’inizio. La curva Nord è già quasi piena quando le squadre entrano in campo per il riscaldamento e lo è del tutto quando si colora a scacchi rossazzurri, con un elefante nero la cui sagoma compare al centro. “Siamo la Nord, vogliamo vincere”, è il messaggio scritto sulla vetrata, rivolto ai giocatori. “Cuore, grinta, appartenenza. Fuori la voce” è la frase che invece leggono i tifosi della Nord stessa. “Fino alla fine”, scrive la Sud ai piedi del suo settore.

Prima dell’avvio della partita, anche il ricordo per la piccola Smeraldina Camiolo. Bimba venuta a mancare qualche anno fa. Un mazzo di fiori viene deposto accanto alla curva Nord. Poi, la palla inizia a scorrere sul terreno verde del Massimino e con essa anche le speranze del popolo intero che è assiepato sugli spalti. Con l’eccezione dei 250 provenienti da Trapani, che naturalmente sperano altro dal risultato finale della partita. È anche il derby dell’amicizia, quello tra le due tifoserie: gemellate da decenni e con in comune anche la rivalità con i rosanero. In campo, invece, l’agonismo non manca, e neanche qualche scintilla.

È però il Trapani a recitare il ruolo di protagonista per tutto il primo tempo. Il Catania non conclude neanche una volta in porta, mentre gli ospiti si fanno preferire per quel che riguarda il gioco e pure le occasioni. Il tifo incessante, che ha accompagnato i padroni di casa, al fischio di metà tempo lascia spazio a qualche fischio di insofferenza del pubblico. Sia di chi non immaginava una gara di così tanta sofferenza. Sia di chi si aspettava qualcosa di più dal Catania. “Noi vogliamo vincere”; urla la curva Nord ai giocatori che tornano negli spogliatoi.

La ripresa pare aprirsi con un Catania più determinato, ma proprio nel momento migliore passa il Trapani. Il gol di Palumbo spezza le reni alla squadra e accende nei tifosi la speranza del gol “che non arriva mai”. Una brutta sensazione già vissuta in passato contro Leonzio, Casertana. E che sfianca anche i tifosi. Nei minuti di recupero, col Catania sbilanciato, arriva il secondo gol del Trapani. A quel punto c’è chi abbandona anzitempo lo stadio: si risparmia la beffa del gol che arriva quando non ha più importanza. L’1-2 di Lodi su rigore coincide col fischio finale, che sancisce la vittoria del Trapani, la perdita del secondo posto e la virtuale promozione del Lecce.

Di fronte a quella che era stata presenta dall’addì del Catania come “la madre di tutte le partite”, a quel punto, esplode la contestazione. I giocatori, al consueto giro di campo, vengono subissati di fischi. La curva Sud mira all’allenatore e urla: «Lucarelli pezzo di m…». Quando i rossazzurri passano sotto la tribuna B raccolgono insulti di ogni tipo. Quando si dirigono verso la curva Nord vengono rispediti indietro al grido corale «Che figura di m…». In mezzo a tutto ciò: applausi per il Trapani e per i suoi tifosi. Infine, capannello di contestazione in via Fava, di circa una 50ina di ultra e pullman della squadra che esce dall’impianto tre ore dopo la fine della partita. Al netto dell’amicizia rinnovata coi sostenitori granata, tutto quel che di peggio poteva accadere è accaduto.