Catania, tre punti per il morale. Ma la classifica dice che…

Azzurra Valenti

Sorrisi e soddisfazione in casa Catania. Più per il ritorno alla vittoria contro la Lupa Castelli, che per la classifica. Perché nonostante i tre punti e il volo a quota 12, i rossazzurri restano in zona play-out, a un punto da Ischia e Matera – la prima reduce dalla sconfitta contro il Monopoli, la seconda dal pari in rimonta in casa del Melfi. Gialloverdi che non rialzano la china. L’ultimo successo risale ormai al lontano 3 ottobre. Poi una serie di risultati negativi, alternati a pari sterili in chiave salvezza. Tre invece le lunghezze che dividono gli etnei dalla soglia più sicura rappresentata da Juve Stabia e Akragas. Le Vespe al “San Filippo” fermano il Messina, non più seconda della classe. I peloritani, infatti, sono stati sorpassati dal Lecce. Salentini che espugnano l’Esseneto e piegano 3-1 un Gigante sempre più in crisi.

Gli uomini di Pancaro, dunque, devono sbrigarsi se intendono uscire dal baratro al più presto e una volta per tutte. Ne devono approfittare sabato 5 alle 15: al Massimino arriva il Benevento (20 punti). Gli stregoni archiviano lo 0-0 col Cosenza, e dopo tre pari consecutivi, sono alla ricerca del successo, quello decisivo, che dia la giusta spinta verso i piani alti della classifica. Difesa solida, ma attacco che stenta: queste le prerogative della squadra di Auteri. Ma per il Catania sarebbe un errore sottovalutarla.

Come lo sarebbe dormire sugli allori, guardando le performance deludenti delle avversarie in basso. Tra queste anche il Martina Franca. I biancazzurri cadono al cospetto dell’Andria, neopromossa dalle ambizioni allettanti. La formazione di Incocciati, così, rimane a quota 8, tre punti sopra i Castelli Romani, fanalino di coda dalle quattro sconfitte di fila.

Insomma, la penalità pesa ma investe i rossazzurri di una maggiore responsabilità. Tutto è affidato alle forze e alle idee degli interpreti in campo. Che solo a colpi di risultati positivi possono portare il Catania al sicuro dalla minaccia della retrocessione. Con un occhio alle dirette concorrenti, ai loro balzi in avanti, alle sorprese, ai cali che gli etnei devono saper mascherare o, meglio ancora, evitare per non rimanere invischiati sul fondo.