I lupi dell’Irpinia e i loro campioni degli anni 80

Ettore Attanasio

Ciao e ben trovati nella Rubrica dedicata alla storia delle squadre che via via durante questo campionato ospiteranno il nostro Catania.Oggi naturalmente parleremo degli irpini dell’Avellino.

Per uno scherzo del destino proprio nel momento in cui inizio a scrivere l’articolo scopro che è venuto a mancare Antonio Sibilia, storico patron dell’Avellino all’età di 94 anni.

Sibilia fu dirigente degli irpini sin dagli anni 50 e fu protagonista del grandissimo periodo dei biancoverdi in massima serie per ben dieci anni consecutivi  tra il 1978 e il 1988, traguardo prima di allora mai raggiunto e dopo mai ripetuto.

Sibilia rimase poi Patron dell’Avellno fino alla stagione 99/2000.

STORIA

Il calcio ad Avellino arrivò nel 1912 con la fondazione dell’Associazione Sportiva Avellinese, nei primi quarant’anni di storia tra vari cambi di denominazione societaria e stagioni di inattività gli irpini disputarono soltanto campionati regionali. Tra l’altro non vestivano ancora i colori biancoverdi

Dopo la Seconda Guerra Mondiale la società campana venne denominata Unione Sportiva Avellino e nel 1945/46 disputò il primo campionato di Serie C nel girone riservato a Campania e Lucania.

Nel Febbraio del 1947 l’Avellino scese per la prima volta in campo con la casacca biancoverde che da allora non cambierà più.

La prima delusione calcistica degli irpini è legata ai colori rossazzurri del Catania.Nella stagione 1948/49 in serie C, Avellino e Catania si resero protagonisti di un lunghissimo testa a testa per il primato in classifica, a fine campionato gli etnei stavano per aver la meglio ma alla vigilia dell’ultima giornata che prevedeva per il Catania un turno di riposo la giustizia sportiva trasformò il pareggio contro l’Igea Virtus conquistato dai siciliani alla fine del girone di andata in sconfitta a tavolino, a causa del tesseramento irregolare di un giocatore. L’Avellino ne approfittò agganciando in extremis la prima piazza vincendo l’ultima gara interna.

Il conseguente spareggio, disputato a Milano, vide prevalere gli irpini  che così ottennero sul campo la promozione in Serie B, ma i siciliani si rivolsero alla questura di Catania perché indagasse su voci di corruzione sugli irpini.

Le indagini diedero ragione ai rossazzurri, ma a questo punto intervenne la Lega Calcio che dichiarò invalido tutto il girone meridionale, in quanto affetto da molteplici irregolarità

Contro la delibera della Lega, che in pratica cancellava sia le promozioni che le retrocessioni, fece ricorso alla CAF il Catania, che vinse in appello.

Ciò comportò quindi la rovina dell’Avellino, che se dalla Lega si era visto sì cancellare la promozione, ma almeno confermare la permanenza in C, dalla CAF  invece si vide declassato a tavolino all’ultimo posto in classifica e retrocesso in Promozione.

Nel 1950 grazie ad un amnistia comunque gli irpini tornarono in Serie C.

Nei vent’anni successivi vagarono tra serie C e Serie D, e nella stagione 1972-73 ottennero la prima storica promozione in Serie B. Quell’anno gli irpini batterono diversi record, tra i quali, record di punti in Serie C, imbattibilità interna e record di incassi nella partita contro il Lecce.

Dopo cinque anni in Cadetteria arrivò per gli irpini il periodo storico più entusiasmante della loro vita calcistica, infatti nella stagione 1977/78 vennero promossi per la prima volta in Serie A e come detto in precedenza ci restarono per ben dieci stagioni raggiungendo anche un importantissimo ottavo posto, battendo diverse squadre importanti e schierando tra le loro fila giocatori di grande blasone,  anche se nella stagione 80/81 attraversarono un periodo critico con lo scandalo del calcio scommesse che colpì vari tesserati biancoverdi e il terribile terremoto dell’Irpinia che mise a tappeto un intera provincia.

Tuttavia gli avellinesi riuscirono a salvarsi disperatamente all’ultima giornata pareggiando col la Roma.

Nel 1988 il sogno avellinese terminò e la squadra retrocesse in serie B, nel giro di cinque anni, colpito anche da numerose vicissitudini societarie scese in serie C.

Nelle stagioni successive l’Avellino disputò molti campionati in terza serie con piccole parentesi in Serie B.

Nella stagione 2008/09 dopo una retrocessione in Lega Pro la storica società avellinese fallì e non riuscì neanche ad iscriversi ai campionati dilettantistici.

A quel punto l’amministrazione comunale per evitare la scomparsa del calcio in città propose diverse cordate per la fondazione di una nuova società e la spuntò la cordata con a capo Taccone che fondò la Società Sportiva Dilettantistica Avellino Calcio che venne iscritta al campionato di Serie D.

Nel 2010 venne promossa in Lega Pro e prese l’attuale nome di Associazione Sportiva Avellino. Da quella stagione orbita tra Lega Pro e serie B.

STEMMA

Il Simbolo dell’Avellino è da sempre il lupo anche se paradossalmente a far parte dello stemma araldico della città  è una pecorella.

 GIOCATORI:

Come ho scritto prima negli storici anni della Serie A diversi campioni vestirono la maglia dell’Avellino, tra gli altri il centrocampista della nazionale italiana di Italia 90 Nando De Napoli, il portiere Stefano Tacconi e due grandi giocatori sudamericani, il brasiliano Dirceu e l’argentin Ramon Diaz.

Dai tifosi irpini è ricordato con affetto anche il simpatico centrocampista peruviano Geronimo Barbadillo che a fine carriera si è stabilito in Italia e attualmente copre l’incarico di Direttore Tecnico del settore giovanile dell’Udinese.

Con 246 presenze è Puleo il giocatore che ha vestito più volte la maglia biancoverde mentre il giocatore più prolifico della storia dell’Avellino è Raffaele Biancolino con 52 reti.

Anche un nostro importante giocatore del passato, Peppe Mascara ha disputato una stagione con la compagine irpina.

STADIO:

Lo stadio che ospita le partite dell’Avellino è stato costruito dal famoso costruttore e storico presidente dell’Ascoli Costantino Rozzi e inaugurato nel 1971 con il nome di Partenio.

Dal 2009 si chiama anche Adriano Lombardi in memoria dell’ex capitano della formazione irpina scomparso nel 2007 a causa della S.L.A.

Il Partenio –  lombardi ospita ben 26.000 spettatori ed è uno degli impianti più grandi dell’attuale campionato di Serie B.

Nella stagione 1989/90 l’impianto avellinese ospitò la  gara di ritorno della prima finale di Coppa Uefa tra squadre italiane della storia tra Juventus e Fiorentina poi vinta dai bianconeri.

In quella stagione i viola a causa dei lavori di ristrutturazione del loro stadio per i mondiali italiani del 1990 disputavano le partite casalinghe a Perugia, ma a causa di una squalifica dello stadio umbro furono costretti a giocare  la finale di ritorno ad Avellino.

Lo stadio nel 2013 ha subito un restyling con diversi lavori di ristrutturazione e la scomparsa della pista di atletica.

 TIFOSI:

L’Avellino sin dal dopoguerra è seguito da moltissimi tifosi in proporzione al bacino d’utenza della città.

Specie in trasferta un folto zoccolo duro non ha mai fatto mancare la sua presenza in tutti gli stadi italiani, anche se l’apoteosi del tifo irpino si è manifestata negli anni della serie A.

Nel 2009 con il fallimento della società irpina molti i gruppi più importanti del tifo si sciolsero, e con la risalita della squadra dalla serie D alcuni membri dei gruppi sciolti unitamente ai tifosi più giovani decisero di sostenere la squadra in Curva Sud sotto un unico striscione  “Curva Sud Avellino”.

Nel 1992 con la squadra irpina che rischiava seriamente la retrocessione in serie C i tifosi bianconeri si resero protagonisti di un macabro episodio, piantarono in campo 16 croci, una per ogni giocatore, con tanto di nomi e  cognomi e data dell’ultima giornata di campionato.

I tifosi avellinesi non sono gemellati con nessun’altra tifoseria anche se permangono diverse amicizie come quelle con juventini e casertani.

La rivalità più forte e accesa è invece quella con i corregionali della Salernitana e del Benevento,  anche se sono diverse le tifoserie italiane che non nutrono simpatia per i tifosi irpini.

Spero di non essermi dilungato troppo e vi do appuntamento al prossimo articolo in cui si parlerà dei nostri cugini del Trapani.

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