L’addio «silenzioso» di Baiocco, l’ennesimo autogol del club?

Benedetto Napoli

La bomba in casa Catania scoppia nella tarda serata di domenica. Tramite il noto social network Twitter è il giornalista Alessandro Vagliasindi a trasmettere per primo la notizia: Davide Baiocco abbandona il ritiro di Torre del Grifo e quindi non vestirà nuovamente la casacca rossazzurra.
Era stato chiamato dalla società per provare a ricompattare la frattura venutasi a creare tra la dirigenza ed i tifosi; incaricato a formare un gruppo giovane e forgiarlo grazie alle sue indiscusse doti di leader; convocato per far intravedere segnali di ricostruzione dopo due anni di buio pesto.
Sicuramente tutte belle parole, non vi è ombra di dubbio, ma come ultimamente capita fin troppo spesso in casa Catania, il tutto è stato mandato all’aria.

Dopo il tam tam mediatico scatenatosi sui vari social pare che il suo allontanamento sia dovuto esclusivamente a scelte tecniche dettate da Pancaro. Quest’ultimo gli chiedeva di giocare da mezzala, ma non rimanendo soddisfatto da quanto visto nei primi giorni di ritiro ha optato per il suo allontanamento. Una scusa che fa acqua un po’ da tutte le parti. Ennesima figuraccia dell’attuale proprietà. Della trasparenza comunicativa decantata nel corso della conferenza stampa di Pulvirenti se ne è persa traccia. Altro esempio è la presentazione di Pancaro che doveva avvenire contestualmente al ritiro precampionato, concluso all’inizio di questa settimana. Ovviamente senza alcuna presentazione.

Lo status di giocatore in prova, aggregato alla prima squadra può reggere fino ad un certo punto: la storia di Baiocco e l’affetto immenso che i tifosi provano per lui (sempre e costantemente ricambiato) meritava almeno un comunicato ufficiale. Come avvenuto per sottolinearne la presenza. Dopo solo dieci giorni di ritiro non si possono dare giudizi così affrettati sulla tenuta fisica di un calciatore. Sicuramente l’ex Perugia non sarebbe stato il giocatore protagonista della promozione e di tante salvezze nella massima serie, ma il suo contributo l’avrebbe senz’altro dato, sia in campo lottando come sempre su ogni pallone che dentro li spogliatoio etneo, mettendo in riga chi non avrebbe remato nella direzione giusta.

Chi lo conosce sa che non si sarebbe limitato a dare una mano: avrebbe letteralmente sputato l’anima in campo, ogni qualvolta chiamato in causa avrebbe sempre risposto presente, da buon capitano non si sarebbe mai tirato indietro. Il Catania perde un uomo che avrebbe fatto la differenza, una delle poche bandiere della società dell’elefante che tanto ha fatto per la causa rosszzurra e tanto ancora avrebbe potuto fare. Ennesima botta tremenda per il tifoso catanese in un’estate maledetta. Tutto a causa di società che espone progetti su progetti ma non materializza mai nulla di concreto.
La sensazione è che la nave Catania vada sempre più alla deriva, ed il proprio capitano è stato vittima di un ammutinamento.