Lo Monaco: «Serie A in quattro anni. Pulvirenti… l’avrei voluto ammazzare»

Redazione

MASCALUCIA – Pietro Lo Monaco sarà nuovamente amministratore delegato e direttore generale del Calcio Catania. Per adesso è solo rientrato nel consiglio di amministrazione del club, in qualità di consigliere. Ma si tratta solo di una formalità prima dell’incarico definitivo. Questo pomeriggio, in una conferenza lunga due ore, ha incontrato la stampa. Aveva lasciato Torre del Grifo nel 2011, da dimissionario. Allora il Catania era in serie A. Adesso è in Lega Pro. Nuovamente a guida della dirigenza, rilancia il progetto serie A: da raggiungere in quattro anni. Ma chiede anche fondi a Finaria per riuscirci. Il suo arrivo non chiude alla possibile vendita-

Dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti in serie A. Ripartiamo. Sono passati quattro anni. Parlare di quello che sarà non penso si possa dimenticare. Stiamo ripartendo dalla Lega Pro e da una situazione non bellissima. Io ho passato anni importanti qua, li ho passati insieme alla gente di Catania. Abbiamo creato un modello. Un’azienda capace di farsi rispettare ovunque. Che ha fatto risultati importanti. Quando mi si diceva che parlavo di salvezza, e che lo scudetto del Catania sarebbe stato la salvezza, dopo un po’ di tempo qualcuno storceva il naso. Come la vorremmo avere ora, tutti quanti, la serie A. Era importante per l’azienda e per la città. Catania era una città di serie A.

«In quattro anni in serie A»
Chiamatemi pazzo o sognatore, ma sono convinto che tra quattro anni riusciremo a fare quello che ci siamo proposti di fare. Impiegheremo quattro o cinque anni ma l’obiettivo è la serie A. Cascasse il mondo. Prima di ritoccare il nome del Catania dovranno passare sul nostro cadavere. Dobbiamo creare un clima che porti, chiunque viene a Catania, a sapere di giocare contro l’intera città.

«Il mio arrivo non significa niente vendita»
Il mio arrivo non significa che il Catania non è più in vendita. La vita continua e bisogna fare delle scelte. Si poteva pensare a una gestione soft, per aspettare un compratore, o una scelta di rilancio. Si è parlato, in estate, di vendere o acquistare. Intanto il Catania rischiava da morire. Oggi la proprietà del Catania decide di rilanciare.

Vergara
Riguardo al mio coinvolgimento con Jorge Vergara, mi è stata chiesta solo una consulenza che ho dato ben volentieri nel momento in cui sono stato contattato da uno studio commercialistico serio che mi ha prospettato un possibile mio coinvolgimento nel piano che questo imprenditore stava preparando per rilevare il Catania. Ma io posso dire che anche senza un soldo, all’ultimo giorno utile, mi sarei presentato in società per cercare di comprarla. Rientro con la carica di amministratore delegato e direttore generale, non sono socio.

«Situazione economica ai limiti. Servono i fondi di Finaria»
Sinceramente sono qua per tentare un rilancio del Catania. E non si fanno con l’aria o con le chiacchiere ma coi fatti. Serve la volontà della proprietà. I soldi per rilanciare dovrà metterli la Finaria. Nel nuovo piano finanziario che presenterà il gruppo prevederà fondi per il ripianamento della situazione debitoria e per il rilancio. La situazione economica è ai limiti. Non si può pensare di rilancio senza un 1investimento che serva a guardarsi dietro e ripulire il Catania dagli errori. In questo momento è una statua dai piedi d’argilla. Purtroppo la Lega Pro non porta entrate, è un campionato difficile da vincere.

«Gli errori di Pulvirenti. Quattro anni di oblio mentale»
Si riparte dagli errori. Pulvirenti ha la voglia di fare e garantire un nuovo futuro al Catania. Serve un lavoro importante per sistemare l’aspetto economico. Tre retrocessioni sono importanti e ammazzerebbero chiunque. Tutti insieme dobbiamo cercare di fare in modo che queste batoste si dissolvano. Questo fa onore alla proprietà che nonostante gli errori fatti vuole rilanciare. È passato uno tsunami da Catania. Sarebbe da stupidi nascondersi dietro un dito. Per essere successo tutto ciò sono stati commessi degli errori. I primi a dare una legittimazione a questi errori sono coloro i quali li hanno commessi.

«L’incontro con Pulvirenti…Avrei voluto ammazzarlo»
Quando ho rivisto Pulvirenti, se avessi potuto ammazzarlo l’avrei ammazzato. Dieci anni ho avuto accanto un tifoso innamorato della sua squadra. Nella vita poi si può anche impazzire. Il suo impazzire è durato quel che è durato, adesso dobbiamo resettare tutto. A Pasqua viene a casa mia una persona a me cara, un tifoso del Catania vero. È partito da una colomba al pistacchio. Gli devo dare atto che dopo 15-20 giorni è arrivata un’altra colomba al pistacchio, e mi ha detto qualcosa sulla possibilità di tornare al Catania. Abbiamo chiesto un permesso alla magistratura per parlare con Pulvirenti – che è agli arresti domiciliari – sono andato lì, e vi prego di credermi, tutta la rabbia è passata. Ci siamo rivisti il 28 maggio, lo stesso giorno in cui il Catania è tornato in serie A. Quando ci siamo rivisti è sembrato che quattro anni di guerre e cause, sono scomparsi in un minuto. Perché alla base ci sono stati 11 anni insieme in cui abbiamo costruito tanto. E voglio che il Catania si possa di riappropriarsi di quello che ha perso in questi anni. E spero che tra qualche anno, con lo stadio nuovamente pieno, possa esserci anche il presidente.

«Uno tsunami si è abbattuto sul Catania quando è arrivato Cosentino»
A volte mi arrivavano notizie da Torre del Grifo che mi facevano rabbrividire. Questo centro l’ho pensato io, sedia per sedia. La prima cosa che mi ha fatto andare in bestia, è stato che il quadro con la gigantografia dello stadio Massimino nel giorno della promozione in serie A – che avevo fatto mettere nel mio ufficio – era stata fatta levare dall’uomo in canottiera, perché secondo lui portava male. Il primo tsunami che si è abbattuto sul Catania è stato quando Pulvirenti si è imbattuto in Cosentino.

«Anche io ho commesso un errore»
Il Catania è come un figlio per me. Io ho fatto un errore gravissimo. Perché quando ho deciso di andare via ho dimostrato di non amare il Catania. Sapevo come sarebbe andata a finire e non sarei dovuto andare via. Mi sono lasciato preso dalla collera. Ho commesso un errore nei confronti del Catania e sono qui per riparare a quell’errore. Farò di tutto perché il Catania si possa riappropriare del suo territorio. Non dissi perché sono andato via e non lo dirò adesso.

«Pulvirenti ha dimostrato di provare amore per il Catania»
Questo va dato atto a Pulvirenti: ha dimostrato di avere dimostrato amore dopo i quattro anni di oblio mentale. Le cose che sono passate al Catania hanno dell’inenarrabile. Non ci sono rilanci che possono partire dal sistemare tutte le situazioni pendenti. La situazione è critica da un punto di vista economico per quello che è stato fatto. Ripartiamo dall’anno zero. Da una situazione di assoluto disagio. Contiamo di mettere la macchina in posizione. Ricominciamo con le cinque componenti sia nel bene che nel male. Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

«Bilancio e vertenza da 6,6 milioni di euro»
Ieri sono andato via a mezzanotte. Ho già un’idea della situazione debitoria e mi sono alzato stamattina con un forte mal di testa è una situazione difficile. I 6,6 milioni di euro che ho chiesto al Catania non esistono più. Non abbiamo neanche gli occhi per piangere. Serve un lavoro importante per sistemare l’aspetto economico. Tre retrocessioni sono importanti e ammazzerebbero chiunque. Tutti insieme dobbiamo cercare di fare in modo che queste batoste si dissolvano. Questo fa onore alla proprietà che nonostante gli errori fatti vuole rilanciare.

«Tornato per non vedere morire il Catania»
Non me ne sono andato bene. In malo modo, anzi. I rapporti con chi, per me, per tanti anni è stato un fratello, si sono interrotti. Poi è successo quello che solo il Catania poteva fare. L’amore per il Catania. Il non starci assolutamente a vedere morire il Catania. Questo ha consentito che io e Pulvirenti ci siamo incontrati di nuovo. Vi direi una bugia se vi dicessi che non ho pensato mai e poi mai di tornare a Catania. Siamo partiti dieci anni fa senza euro, senza giocatori, senza settore giovanile e siamo riusciti a creare una multinazionale con una struttura come il centro sportivo che è diventato il vanto del Catania, di primo livello in Europa. Questo è riuscito a farlo il Catania.

«L’esperienza al Palermo…»
Quando sono andato via da Catania non ho ricevuto neanche un applauso. Se ho lavorato con Preziosi e Zamparini è stato solo per distrarmi, per fare il mio lavoro. In tre mesi e mezzo ho scoperto l’affetto sincero dei palermitani che mi hanno riconosciuto di avere lavorato tanto per risistemare le cose. A Catania sono stato dieci anni, a Palermo tre. Chi fa paragoni fa demagogia.

«Tifoseria e campagna abbonamenti»
Nessuno può dare torto alla tifoseria per avere fatto un passo indietro. Per recuperare il rapporto penso di non dovere fare niente. Sono certo che la gente risponderà presente. La gente si stringerà attorno alla sua squadra quando vedrà la nostra volontà di rilancio. La campagna abbonamenti partirà la prossima settimana e sono sicuro che i catanesi risponderanno alla grande. Allestiremo una formazione competitiva.

«Azionariato popolare»
L’azionariato popolare può essere un’idea. Bisogna capire se è applicabile. In una piazza dove la squadra è amata come a Catania, la strada potrebbe essere percorribile.

«Futuro tecnico e quadri societari»
Entro la prossima settimana presenteremo tutte le nuove figure tecniche del Calcio Catania. Serve un tecnico capace, di spessore, che voglia mettersi in discussione con il progetto. Chi viene a Catania deve sapere che viene in una piazza che vale. Avrà un contratto pluriennale. A testimonianza della nostra voglia di programmare. Alessandro Failla è già nuovo responsabile delle giovanili.