Mascara, addio al calcio per i Giovanissimi
«Il gol al Palermo la pazzia più bella»

Fabio Di Stefano

Peppe Mascara appende le scarpette al chiodo per allenare i Giovanissimi del Catania. La notizia non è ancora ufficiale, perché il contratto non è stato firmato. Come racconta lo stesso Mascara a MondoCatania però, l’accordo tra le due parti è ormai vicino alla definizione. Tanto il direttore generale del Catania Pietro Lo Monaco l’ha già annunciato per fatto: «È stato lui a decidere il mio addio al calcio», scherza l’ex calciatore rossazzurro.

Mascara, classe 1979, chiude col ritorno al Catania una carriera ricca di soddisfazioni. Dalla promozione in A con i rossazzurri, all’esordio in Champions League con la maglia del Napol,i sino al debutto in Nazionale (unico giocatore del Catania ad avere sinora giocato con la maglia della Nazionale maggiore).

«Sono contento di quello che ho fatto e non ho nessun rimpianto. Ho avuto la fortuna di divertirmi giocando a calcio e credo, nel mio piccolo, di aver fatto divertire i tifosi. Sono sempre stato rispettoso nei confronti degli altri, mi sono sempre comportato da uomo e da professionista».

La svolta nella carriera di Mascara è arrivata con la promozione in serie A ottenuta con il Catania.

«Come tutti i ragazzini che corrono dietro a un pallone, il mio sogno era quello di giocare in serie A. Quando cresci però in un paesino (è originario di Comiso, nel Ragusano, nda) dove l’unico campo disponibile era quello della parrocchia, il sogno rischia di non avverarsi mai. Alla fine, dopo tanti sacrifici, posso dire di avercela fatta».

Mascarinho – così l’avevano ribattezzato i tifosi etnei – ha ottenuto tanto successi, ma non riesce a sceglierne uno in particolare da eleggere più significativo degli altri.

«Ho vissuto ogni conquista, mia e della squadra, in maniera intensa. Dalla promozione in A alle salvezze ottenute in serie, una più bella dell’altra. La convocazione in Nazionale è stata una conseguenza del mio lavoro unito alla crescita del Catania».

L’ex capitano rossazzurro, che in nazionale ha indossato lo stesso numero 7 che portato sulle spalle nella sua più recente esperienza al Catania, resta  uno dei calciatori più amati del pubblico catanese – resta celebre lo stendardo che gli fu dedicato: «Niente trucchi, solo Mascara» -, nonostante in passato non siano mancati momenti di incomprensione. Soprattutto il passaggio al Napoli fece molto discutere l’ambiente etneo. Mascara venne accusato di aver abbandonato il Catania, da capitano, in un momento di difficoltà.

«Ho sempre cercato di rispettare tutti. A volte, una frase detta in modo può essere interpretata nella maniera sbagliata. Per quanto riguarda il mio passaggio al Napoli, posso dire che allora ero in scadenza di contratto e non riuscii a trovare un’intesa col Catania per il rinnovo. Cose che nel calcio possono succedere. Mi sono sempre preso le mie responsabilità, ma posso garantire che per la maglia del Catania ho sempre dato tutto».

Presto per Mascara èotrebbe iniziare un’avventura tutta nuova, alla guida di ragazzi che inseguono un sogno. Quello stesso sogno che il folletto nato a Caltagirone è riuscito a coronare.

«Il compito che mi aspetta è certamente delicato. Dovrò guidare dei ragazzi durante una fase particolare della loro crescita. Prima ancora che calciatori, sarà importante che diventino uomini. Non mancherò ovviamente di insegnare loro i trucchi del mestiere. Se qualcuno di loro provasse qualche colpo “alla Mascara?”. Il talento deve essere valorizzato. Cercherò piuttosto di lavorare su chi mostrerà delle lacune, in modo da metterli al pari degli altri».

Nelle hit parade delle “pazzie” firmate Mascara il primo posto spetta di diritto alla rete realizzata nel derby di Palermo, quello vinto dai rossazzurri per 4-0.

«Oltre alla spettacolarità di quel gol, rimane la soddisfazione di aver messo la firma su una vittoria storica per il Catania. Ricordo con piacere pure due reti segnate all’Inter: quella di San Siro, al primo anno di serie A, realizzata con un tiro da posizione impossibile. E poi quel famoso rigore, trasformato con uno spettacolare cucchiaio, grazie al quale battemmo l’Inter del triplete, guidata da un certo Mourinho». Roba da pazzi, roba da Mascara.