Ora è colpa dei tifosi? Pellegrino-nervoso ci ‘rimette la faccia’ (al posto della società)

Marco Di Mauro

Senza più forza nelle gambe, né coraggio in petto o lucidità in testa. Riecco ancora quei venti-trenta minuti di partita che, all’inizio o alla fine, costano il risultato. E di chi è la colpa?
Non di un atteggiamento sbagliato indotto dalle scelte del tecnico, adesso.
Neppure dalla pochezza delle alternative con cui è stato costruito l’organico, come sempre.
Sia mai dalla preparazione atletica, sia mai!
Allora, la linea da tenere fino a Gennaio sarà “E’ colpa dei tifosi che non entrano”? Se viene ufficialmente detto: «Col loro sostegno avremmo stravinto», può sembrare così.

Insomma, il neo-ex allenatore del Catania, Maurizio Pellegrino,  avrebbe dovuto scegliere parole meno fraintendibili, visto il contesto, per ripresentarsi al banco da cui era stato cacciato, con discreta nonchalance, dopo sole tre giornate di campionato; valse alla società (la stessa che l’ha rimesso lì) abbastanza per giudicare due mesi e mezzo di lavoro. Probabilmente, l’ex-neo responsabile del settore giovanile voleva intendere altro. Ha solo sbagliato la scelta sulle parole da usare in conferenza, come può accadere a qualsiasi allenatore anche sugli uomini da mettere in campo.

Il nervosismo causa spesso infortuni verbali (mancavano giusto questi all’appello). E Pellegrino, in conferenza stampa, nervoso lo è pure parecchio. Come mai? Per essere stato cacciato dalla società dopo sole tre giornate? Per essere stato definito dalla società un errore? Per essere stato richiamato dalla società, in panchina, a meno di 24h da una partita? Per essersi sentito obbligato dalle condizioni create dalla società ad accettare l’incarico? Per essersi passato, beccato dagli insulti del pubblico, come capro espiatorio delle colpe della società? Per non aver avuto nemmeno garantito dalla società la durata di questo supplizio?

Sarebbe bastato dire no, e chissà se in panchina e poi in conferenza non ci sarebbe finito Ventrone o qualcuno dei contestati dirigenti. Ma Pellegrino ricorda: «Sono un professionista ed una persona seria […] col Catania ho fatto dalla D alla A […] bisogna fare qualsiasi cosa per risolvere la situazione  […] farei anche il magazziniere perché ho fatto una scelta di vita […] certe condizioni obbligano una persona a rilavorare  […] sono stipendiato per questo”. Pellegrino è questo, stavolta senza fraintendimenti. Oltre ad essere un allenatore che “di infortunati e di mercato non ha mai parlato».  Però, e lo sa bene, a «rimetterci la faccia» in questa situazione, al posto di questa società, rischia non di mettercela un’altra volta, come fraintendibile, ma di rimettercela (anche lui) per sempre. 

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