STAMPA – Flop mondiale, colpa (anche) del Catania

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

Ko azzurro, colpa dei vivai? Palermo e Catania però… (Siciliainformazioni)

“Il calcio italiano è povero, non nascono più talenti perché le grandi società si rivolgono unicamente al mercato per mettere sul terreno di gioco squadre competitive o da scudetto. Questa considerazione è doventato un assioma, un dato di fatto incontrovertibile. Ma stanno davvero così le cose? La brutta figura della nazionale italiana – al pari di quella inglese e spagnola – può essere spiegata dall’incuria dei talent scout, dall’assenza del vivaio? Qualche dubbio è legittimo. Prendiamo il caso delle due maggiori squadre siciliane, Palermo e Catania. I vivai sono in gran spolvero, ottengono lusinghieri risultati ed apprezzamenti unanimi. Le “giovanili” rosanero hanno mietuto successi per anni, ma c’è qualcuno che ricordi, Sirigu a parte, di giocatori del vivaio rosanero arrivati in prima squadra e, successivamente, nella nazionale azzurra? Il Palermo non è la legione straniera come l’Inter, che sembra dovere rispettare il marchio di fabbrica (internazionale) costi quel che costi, eppure non ha potuto “mettere a reddito” il vivaio. Gli ex palermitani arrivati in nazionale, da Grosso a Luca Toni e gli altri, non venivano dal vivaio palermitano. Il Catania? E’ una squadra per due terzi argentina. Eppure la società ha fatto investimenti importanti per le strutture vivaistiche, è all’avanguardia. Ma se i giovani non arrivano in prima squadra, gli investimenti fatti per il vivaio rappresentano una perdita secca.

Ecco perchè l’Italia fa flop (La Sicilia Web)

Il report del Cies sottolinea come la media di atleti provenienti dal settore giovanile che giocano in prima squadra ha raggiunto un nuovo minimo storico in Europa (21,2%) con la Serie A fanalino di coda

“l calcio italiano ha bisogno di un ricambio generazionale, ma alla fine sono sempre i soliti vecchietti a tirare la carretta. Le parole di Buffon dopo l’inattesa eliminazione dal Mondiale brasiliano più che assomigliare a un’accusa rappresentano un dato di fatto. E a testimoniarlo sono i numeri, impietosi, con cui deve fare i conti il pallone tricolore, poco propenso a puntare sulla ‘linea verdè e tendenzialmente invogliato a investire più sugli stranieri. L’ultima fotografia dello stato di salute del movimento italiano è arrivata dall’Osservatorio del calcio (Cies) attraverso lo Studio demografico annuale relativo ai 31 campionati delle associazioni affiliate alla Uefa (472 club). Il report sottolinea come la media di atleti provenienti dal settore giovanile che giocano in prima squadra ha raggiunto un nuovo minimo storico in Europa (21,2%), con la Serie A fanalino di coda tra le nazioni prese in esame. I club del massimo campionato, infatti, contano solo sull’8,4% di giocatori cresciuti in casa (contro il 23,6 della Francia, il 21,1 della Spagna, il 16,6 della Germania e il 13,6 dell’Inghilterra). La Serie A, di contro, è il campionato con l’età media dei giocatori più elevata (27,3 anni), e condivide con la Premier League la leadership per l’ampiezza delle rose (26,8 giocatori per squadra). L’Atalanta è invece la società che più di tutte in Italia crede nei propri giovani (28,6%), mentre spetta all’Inter la palma di club più ‘stranierò, con l’89% dei giocatori provenienti dall’estero. Per le sorti della Nazionale, inoltre, è indicativo il dato che riguarda il minutaggio dei ‘non selezionabilì in Serie A che ha ormai sfondato la soglia del 50%. Scendendo di categoria e passando al campionato Primavera le cose poi non migliorano granché.


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