STAMPA – Nel silenzio c’è chi parla sul campo

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

Rossazzurri muti ma Cani sussurra «Ci credo ancora» (La Sicilia 20 Dicembre 2014)

Soltanto tensione Rinaudo esagera anche: «Io non parlo mai con i giornalisti, figuriamoci adesso»

“Il silenzio nella realtà non riguarda solo la stampa, ma tutti o quasi. Perché proprio nessuno parla a fine partita con la sola eccezione del tecnico Maurizio Pellegrino, tornato in sella insieme con il suo vice, Pino Irrera. Gli altri rossazzurri invece si dileguano in un batter d’occhio. Troppa la tensione, un silenzio tombale difficile anche da interpretare, visto che nessuno ha mai fatto la guerra al Catania. Una squadra che ha contato sempre sul sostegno dei suoi impareggiabili tifosi ieri sì in sciopero – fra l’altro gestito nella maniera più civile a conferma dalla grande maturità raggiunta in questi anni dagli ultrà etnei – ma che fuori dallo stadio hanno sperato fino all’ultimo che il delicato test con le rondinelle potesse segnare l’inizio del riscatto dei rossazzurri. Per non parlare poi di quei ragazzi, i fedelissimi della «curva sud» che avrebbero meritato un successo con tanto di dedica per come hanno incitato i rossazzurri forzando, purtroppo inutilmente, corde vocali e laringe… E sono proprio questi giovani che adesso si sentono presi in giro. Ma il Catania purtroppo da troppo tempo ormai non risponde alle loro sollecitazioni e questi giocatori sembrano non apprezzare la pazienza dei loro tifosi in generale. Edgar Cani, sostituito a un quarto d’ora dalla fine, è ovviamente tra i primi a rivestirsi e uscire dagli spogliatoi. C’incamminiamo con lui nel lungo sottopassaggio che conduce all’uscita riuscendo a farlo sorridere e dire: «Sì, ho fatto un bel gol ma purtroppo non è servito per vincere questa partita di basilare importanza per il futuro». «Io però – continua il rossazzurro – ci credo in questo Catania e continuo soprattutto a sperare che le fortuna non ci volti le spalle come è accaduto finora. Ora mi scusi, ma siamo in silenzio stampa, la sosta ci aiuterà anche a riordinare le idee».

Odjer, il bimbo sconosciuto è già diventato un prodigio (La Sicilia 20 Dicembre 2014)

“Diceva bene, l’ad del Catania, Pablo Cosentino: «Non distinguo i calciatori giovani da quelli più esperti. Se un giocatore è bravo, va in campo». Ecco, la considerazione, attaccata come un adesivo sul personaggio Moses Odjer è perfetta. Questo ragazzino arrivato quasi dal nulla adesso fa il regista. Imposta, arretra, contrasta. Ha una benda sulla rotula, segno di una settimana trascorsa in maniera non certo serena, sul piano della condizione fisica. Infatti quando non ne ha più esce. Non chiede il cambio, se ne accorge Pellegrino e lo cambia. Nessuna paura, a Cittadella ci sarà perchè il malanno non è muscolare, da quel che ci ha detto Pellegrino, e dunque… Almeno lui è salvo. Ma, allora, in quel di Padova, alla vigilia di un Natale che oggi ci sembra più buio di una notte senza stelle, ci salverà questo bimbo così educato e legato al calcio? Un bimbo che affronta le partite con la forza di un leone e non ha malizia fuori dal campo? Un ragazzo che sorride ma non in partita, perché li ci si deve dannare l’anima? Un giovanissimo che si muove come un veterano, che s’allarga per ricevere palla, poi rientra sullo spazio e libera il compagno? Ci salverà uno che lancia lungo senza paura di sbagliare e che ti becca l’attaccante che, intanto, corre verso la porta? Ci salverà uno che provava col Chievo e un bel giorno pestò un piede all’allenatore, procurandogli a momenti una lesione. Ma era un momento di gioco, di prove, di allenamento. Quel tecnico era Beppe Sannino che, poi, se lo ritrovò al Catania ed esclamò: ma io quello me lo ricordo. Massì, era quel ragazzino provato in prima squadra che a momenti mi staccava due dita…


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