STAMPA – (Quasi) tutti contro Zamparini

Redazione

CATANIA – Come di consueto proponiamo a tutti i lettori rossazzurri la rassegna stampa con le notizie più importanti presenti oggi nelle edicole nazionali e non. Gli articoli riportati sono stralci degli originali, non volti a sostituirsi a questi, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando i giornali in rassegna.

Ma se Zamparini va via, Chi al suo posto? (Il Giornale di Sicilia)

“Nei momenti bui bisogna difendere ciò che di buono si è fatto. Zamparini e i palermitani. Insieme. Un punto importante di questo rapporto è la correttezza della tifoseria rosanero. Cresciuta assieme al rendimento della squadra in serie A. Lontana dalla violenza. Competente e capace di contrastareconciviltà le situazioni difficili, gli arbitraggi sfavorevoli. Al «Barbera» va ancor oggi, nonostante tutto, un pubblico sorridente, tantissime donne e bambini. Come a unafesta. Propriocomeavrebbe voluto quel presidente galantuomoche ciguarda di lassù. Quei teppisti all’assalto martedì al «Tenente Onorato » sono estranei a tutto ciò. Lasquadraèconl’acqua alla gola. In città non si parla d’altro. Tutti hanno realizzato che il Palermo può finire davvero in serieB.Monta l’insofferenza contro il presidente. Zamparini e i dirigenti rosanero hanno compiuto errori evidenti. Ma la critica non va confusa con la violenza. Il Palermo calcio è in crisi. Crisi e critica hanno la stessa origine nel greco krinò, separo o giudico. La crisi è un momento difficile che separa quel che c’era prima da quello che verrà dopo. La critica è dare dei giudizi, cercando, fin che si può, di separare il vero dal falso. Oggi sul patron friulano si sente di tutto.L’accusa più frequente è che sia interessato ai soldi. Se così fosse, che senso avrebbe schierare 37 giocatori in cinque mesi di campionato, pagando loro gli stipendi quando ne sarebbero bastati 15 di meno?

Zamparini attacca i contestatori «Perché esaltano Lo Monaco?» (Il Giornale di Sicilia)

“Non mi tiro indietro. È un anno disgraziato, ma io sono un combattente e spero di uscirne. L’unica cosa che vorrei dire è che bisogna saper perdere, è facile quandosi vince». Così il presidente del PalermoMaurizio Zamparini intervenuto a Radio Radio per analizzare il difficilemomentodel Palermochepoi parla delle contestazioni subite martedì. «Erano in cinquanta, Palermo non è quella, da dieci anni sono lì, non devo dimostrare niente – dice Zamparini -.Ècomese nella tua famiglia aun certo momento sbagli e ti girano le spalle. Ci sono rimasto male, maera solounnucleo.Nonsoperché, nonhocapitoperchécondannano Zamparini ed esaltano Lo Monacoche era lì da quattro mesi e non aveva fatto bene. È arrivato che eravamo terzultimi e adesso siamo ultimi. In questo momento comunquenon honessuna voglia di mollare, vado avanti per la gente che mi ferma per strada o mi manda messaggi. Ho bisogno dei tifosi, mi scuso con gli abbonati mafino alla fine ci saranno le curve a cinque euro». […] Zamparini ribadisce la sua insodisfazione per il mercato condotto da Lo Monaco: «Mi ha venduto Brienza, a cui io avevo chiesto anche di restare e ci sono rimastomaleperchénonlohafatto, e Budanche dava equilibrio allo spogliatoio. Rios è stato sulmercato. Volevo Lafferty, era già fatta, poi è successo qualcosa. Comunque abbiamo una squadra buona lo stesso e ci salveremo».

Zamparini e l’ex d.g. un finale già scritto (La Gazzetta dello Sport)

“E soprattutto senza la possibilità di dire la sua e di decidere sulle sorti della sua squadra, lui che se potesse si sostituirebbe anche all’allenatore (e così finirebbe di licenziarli). Allo stesso modo era assai improbabile, per non dire impossibile, che un dirigente come Lo Monaco, abituato a comandare e decidere quasi quanto Zamparini, potesse accettare un ruolo da subalterno. A Genova aveva resistito quanto il diavolo in paradiso, a Palermo è andato avanti per 4 mesi e mezzo. Dopo quasi un decennio di dominio assoluto come fu quello di Catania, l’idea di un Lo Monaco dipendente era una contraddizione in termini. Non a caso infatti, avendo subodorato l’epilogo della vicenda rosanero, pochi giorni prima della tempesta aveva preconizzato che questa palermitana sarebbe stata l’ultima avventura in una società (di altri: questo non l’ha detto ma era implicito). Non servivano 131 giorni per rendersene conto: l’uno e l’altro avrebbero dovuto sapere da subito che quest’abbinamento era impossibile. Era come pretendere di affidare una macelleria ad un vegetariano.


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