Defaillances mentali e problemi tattici: derby amaro per i rossazzurri

Giorgio Grasso

Per i rossazzurri un pari che sa di sconfitta

Come già detto, quindi, il derby di ieri non è stato un derby qualsiasi. I rosanero, infatti, avevano a disposizione solo dodici convocati, con un solo uomo in panchina: il portiere della Primavera Matranga, classe 2002. Scelte obbligate per mister Boscaglia, quindi, e una partita dove i padroni di casa non avevano nulla da perdere, avendo tutte le attenuanti del caso. Dall’altro lato, invece, gli etnei si sono ritrovati, all’improvviso, i favoriti della vigilia. Un peso che, a quanto pare, gli uomini di Raffaele non hanno saputo reggere. Il risultato di questa curiosa miscela è presto detto: padroni di casa che giocano una partita all’arrembaggio, vogliosi di dimostrare i proverbiali attributi al proprio pubblico e ai rivali di sempre. Ospiti che diventano spettatori non paganti di un piccolo miracolo sportivo per almeno 60 minuti.

La prima analisi che bisogna fare, dunque, non è tattica. Il Catania ha pareggiato, ma moralmente ha perso questa partita prima ancora di scendere in campo, dimostrando di non reggere la pressione di chi sa di dover necessariamente vincere. Si ripropone quello che sembra il leitmotiv di questi anni di C, con una piazza che chiede a gran voce risultati. Richiesta quasi mai accolta.