Il Catania e l’identità ritrovata: in direzione ostinata e contraria

Claudio Spagnolo

Fare gol, anche a Lotito

Temevamo di averla perduta, quest’identità, quel giorno di qualche anno fa in cui le vicende dei nostri colori scivolarono dalle pagine dello sport a quella della cronaca giudiziaria, come se non si trattasse del Catania, ma di una qualunque Juventus. E invece era lì, quella nostra identità, che covava ancora sotto la cenere. In attesa che l’ultima ingiustizia subita ce la restituisse, riannodando i fili che sembravano essersi spezzati al passaggio dei treni del gol. Facendoci ricordare come è stato bello, ai tempi di Massimino, sui campi in terra dei dilettanti, far gol non tanto ai portieri avversari, quando a Matarrese e ai suoi reggicoda. Restituendoci il gusto di quando, ai tempi di Gaucci, i gol abbiamo dovuto segnarli, anche a forza di ricorsi, contro Carraro e compagnia cantante. E facendoci venir voglia di segnarne tanti, quest’anno, di gol. Gol che dovramo fare non solo alla Paganese o al Siracusa o al Catanzaro. Ma anche ai vari Fabbricini, ai Balata, ai Lotito. Ai piccoli furbi di un calcio che non è più sé stesso. E nel quale oggi ci ritroviamo di nuovo, quasi come ai tempi belli, a navigare in direzione ostinata e contraria.