«Io mai socio Sigi». Gaucci sul Catania: «Hanno lavorato bene, con Tacopina… »

Fabio Di Stefano

Guerini, Pellegrino e il rammarico di quella A sfuggita

Facciamo un passo indietro. Lei ha avuto alle sue dipendenze Pellegrino e Guerini. Si aspettava potessero fare così bene in vesti diverse da quelle di allenatore?

«Sono due professionisti molto seri, due uomini veri. Considerando che non hanno potuto agire con le risorse che ha il Bari, tanto per fare un esempio, hanno fatto un mercato di tutto rispetto. Maurizio e Vincenzo sono uomini di calcio e sanno capire se un calciatore è valido o meno».

Gaucci, anche Pagliara è stato dirigente sotto la sua presidenza. Che idea si è fatto dell’intreccio tra lui e la Sigi?

«Non conosco bene le dinamiche della vicenda, ma so che Pagliara si è esposto e si è battuto per la salvezza della matricola. In seguito sarà successo qualcosa, magari saranno cambiate le dinamiche degli accordi tra le due parti. Ma, ripeto, vado un po’ a naso, non posso conoscere l’andamento dei fatti».

Le faccio una domanda probabilmente banale: fosse dipeso da lei, avrebbe mai lasciato il Catania?

«Fosse dipeso da me le cose sarebbero andate diversamente. Nell’ultimo anno della mia gestione eravamo primi in Serie B e bastavano pochi ritocchi per andare in A. Purtroppo nella mia famiglia c’erano state delle piccole divergenze al momento di decidere su quale dei nostri club concentrare le maggiori risorse. Io avrei scelto Catania, e saremmo andati in A».

 

 

 

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