Difficoltà nell'assorbire i metodi di Raffaele

Ciò che preoccupa maggiormente, però, non è la sconfitta di per sé. Perdere contro una squadra come la Ternana non è una tragedia, soprattutto se si considerano alcune assenze pesanti e la stanchezza per aver giocato la seconda gara nello spazio di tre giorni. Ciò che fa davvero rumore è il modo in cui questa sconfitta è arrivata.

Diciamocelo chiaro: dopo la partita contro la Virtus Francavilla non tutti erano convinti. Il motivo? Il Catania è una squadra che sviluppa un gioco peculiare, figlio di un allenatore duro nelle sue convinzioni. Quello di Raffaele, infatti, è un gioco verticale, basato sulla ricerca dello spazio aperto nel minor tempo possibile. Ciò si traduce in una tendenza costante alla transizione in velocità, con ripartenze in contropiede che cercano di capitalizzare al massimo le poche occasioni che questo tipo di gioco offre. Sia chiaro, questa impronta tattica non è necessariamente sbagliata. Ciò che però rende il Catania inoffensivo è la difficoltà da parte degli interpreti nel portare avanti questi dettami tattici. Escluso qualche elemento, infatti, nessun calciatore etneo è capace a far viaggiare la palla ad alta velocità, giocando a due tocchi. Il risultato è chiaro: tanti errori in fase di impostazione, manovra lenta, palle regalate agli avversari.

Questi difetti strutturali sono venuti alla luce contro una squadra importante come la Ternana. La qualità dell’undici umbro, unita ad un pressing asfissiante, ha fatto sì che il Catania venisse schiacciato costantemente nella propria trequarti. I problemi, ovviamente, non riguardano solo la fase difensiva, peraltro impeccabile sino a ieri. L’attacco etneo, infatti, ha dimostrato tutti i suoi limiti. Sarao, ad esempio, chiamato al solito lavoro sporco, è bravo nel tenere il pallone, ma nel controllo dello stesso risulta lento e impacciato. Ciò si traduce in una perdita di tempo, e di tempi – risorsa fondamentale con questo tipo di gioco – che permette alle difese avversarie di munirsi a dovere.