Lo schiaffo della squadra a Lo Monaco: l’amara discesa dal sogno alla realtà

Marco Di Mauro

Quella contro il Cosenza era stata definita, dalla dirigenza del Calcio Catania, come la sfida in cui giocarsi il tutto per tutto per l’accesso play off. La squadra l’ha clamorosamente persa, sotto tutti i punti di vista. Al cospetto di una sicura partecipante agli spareggi, ha mostrato un netto divario tattico e temperamentale. La prestazione mancata, più del risultato sofferto e della classifica maturata, danno a pensare che anche in caso di fortunosa qualificazione, dai play off i rossazzurri rischino di cavare solo una figuraccia pari se non peggiore a quella rimediata contro i calabresi.

La classifica non condanna ancora il Catania, matematicamente. Ma stando a quanto visto sul campo anche contro il Cosenza, non ci sono elementi concreti per immaginare che, nelle ultime tre giornate rimaste, la squadra possa trovare tutto ciò che sembra necessario per essere protagonista agli spareggi. E che corrisponde all’obiettivo fissato a inizio stagione dalla dirigenza. Anche i tifosi più ottimisti, tra cui tanti dei pochissimi reduci che erano presenti sabato al Massimino, sembrano aver abbandonato ogni speranza lasciata ancora dalla matematica. Alcuni l’hanno sostituita con un posto lasciato vuoto prima del fischio finale, altri con fischi sonanti e improperi irripetibili verso la squadra.

La sconfitta contro il Cosenza è solo l’ultima delle innumerevoli occasioni che in questo campionato sono capitate ai rossazzurri. In virtù dei risultati ottenuti dalle concorrenti, una vittoria non solo li avrebbe riportati in zona play off. Li avrebbe catapultati all’ottavo posto, a soli due punti dal settimo. Proprio quello da cui partivano i calabresi, avversari di turno al Massimino. E invece, la sconfitta porta lo sguardo dall’alto verso il basso. E fa scivolare il Catania al dodicesimo posto, – fuori da ogni gioco play off – mantenendolo ancora in corsa per accedere agli spareggi ma avvicinandogli pericolosamente il blocco di squadre che lotta per salvarsi.

Una prospettiva, quest’ultima, che pare più concreta rispetto alla prima. La sconfitta contro il Cosenza restituisce l’immagine di una squadra che non pare avere una identità di gioco anche solo vaga. Che continua a non mostrare il carattere necessario per ambire a un traguardo importante. Che ha perso credibilità per le troppe promesse mai mantenute fatte ai tifosi. Che ha visto crollare la solidità difensiva, confermando la pochezza offensiva. Che, prima balbettante in trasferta ma compatta in casa, dimostra di non sapere più centrare risultati importanti neanche al Massimino. Che è stata bocciata da Petrone, da Giovanni Pulvirenti, da alcuni calciatori stessi, ma prima ancora da una parte del pubblico e oggi dalla sua quasi totale interezza.

Constatazioni, tutte queste, che erano già certezze consolidate proprio per chi da tempo aveva smesso di credere alle capacità di questa squadra. O almeno, certamente, a quella di dimostrarsi all’altezza degli obiettivi fissati dalla nuova dirigenza. Per il modo e il momento in cui è maturata, la sconfitta contro il Cosenza rappresenta così lo schiaffo più duro. Dato dalla squadra in faccia a chi questa squadra l’ha costruita, a chi l’ha sempre sostenuta, a chi sperava che riuscisse a cogliere quest’ennesima occasione per dimostrarsi all’altezza di disputare i play off e di farlo da protagonista. Uno schiaffo dato a tanti tifosi, insomma, ma soprattutto a Pietro Lo Monaco. Che più di chiunque altro ci ha messo la faccia.

Uno schiaffo che fa male, certo. Ma che forse, riallinea i sogni alla realtà dei fatti. Una realtà dura, da quattro anni a questa parte. Alla quale, schiaffo dopo schiaffo,  sempre più tifosi si sono arresi. E alla quale è difficile, se non impossibile, per molti, porgere l’altra guancia.