Calcio Catania, tanti auguri. Buon 72° compleanno

Redazione

Gli inizi

«Nell’estate del 1946, con l’Italia alle prese con la ricostruzione post-bellica, il movimento calcistico catanese si riorganizza fra mille difficoltà e getta le basi per l’avvio di un’attività regolare. Si tratta di un processo lento e tormentato messo in moto da due sportivi etnei: Giuseppe De Cicco e Vincenzo Mannino che, nel giugno del 1946, chiedono al presidente provinciale del C.O.N.I. Gianni Naso di promuovere la fondazione di una nuova squadra di calcio che porti il nome ed i colori della città e che sia in grado di ambire all’immediata ammissione in Serie B. La Federazione sta infatti riorganizzando i principali tornei nazionali ed il nuovo Catania potrebbe far valere il blasone ereditato dalla dissolta Associazione Calcio Fascista Catania, di cui i tifosi si sentono orfani. Naso raccoglie l’invito e propone la fusione fra la Virtus Catania di Angelo Vasta e l’Unione Sportiva Catanese Elefante di Santi Manganaro Passanisi, incassando subito la disponibilità dei diretti interessati, ma trovandosi di fronte tanti altri ostacoli. Per cominciare, la Virtus e la Catanese portano in dote alla nuova società debiti per un totale di circa un milione di lire, una somma ingente se si pensa che la tessera di socio del costruendo club rossazzurro costerà duemila lire, pagabili persino in tre rate. Ai debiti pregressi si deve poi aggiungere il capitale da investire per mettere in piedi una formazione in grado di affrontare un campionato impegnativo come quello cadetto. Ma soprattutto c’è la questione dello stadio comunale di Cibali che, mai completato, è stato ridotto dai bombardamenti del 1943 ad una groviera, per la gioia di migliaia di portoghesi e la frustrazione di chi fonda sugli incassi le proprie possibilità di sopravvivenza. Per risolvere l’inconveniente servirebbe almeno innalzare un muro di cinta, ma il Comune non può occuparsene essendo impegnato nella ben più urgente opera di ricostruzione della città.

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