Pellegrino, il derby e il passato. «Addio amaro. Il Catania è da B»

Marco Di Mauro

È nato a Siracusa. Ha indossato la maglia aretusea e quella del Calcio Catania. Però non ha mai giocato il derby tra le due squadre. Maurizio Pellegrino, conclusa la sua terza esperienza da allenatore del Catania, attende un nuovo incarico. Raggiunto da MondoCatania analizza la sfida di coppa Italia, non rinnega nulla del suo passato ma ricorda con amarezza il trattamento ricevuto dal club.

«I primi impegni ufficiali non possono dare risposte definitive sul valore delle squadre – sostiene Pellegrino – Sono però utili a tratte indicazioni sull’opportunità di qualche rinforzo». Sabato al De Simone tuttavia, l’esordio ufficiale del Catania – contro il Siracusa – non sarà il solito test estivo. «È un derby e, dal punto di vista agonistico, i 90 minuti saranno certamente combattuti».

In proiezione campionato, saranno quattro le formazioni siciliane partecipanti alla Lega Pro. «Ritengo il Catania la più attrezzata tra tutte – sostiene Pellegrino – Dietro vedo il Siracusa, più arretrate metto Messina e infine Akragas». Sui rossazzurri pesano però sette punti di penalità: «Bisogna dimenticarli – suggerisce – e pensare a vincere il campionato, il Catania può farlo».

Secondo Pellegrino, a rendere i rossazzurri un gruppo competitivo «è la strategia usata da Lo Monaco nel comporre la rosa – spiega – L’esperienza di Biagianti e la voglia di riscatto di Paolucci possono essere un’arma in più». Entrambi degli ex. Anche Pellegrino aspettava una richiamata? «Assolutamente no. Da quando sono andato via non ho aspettato più niente da nessuno».

Il tono dell’ex allenatore rossazzurro – che ha vestito il rossazzurro anche da calciatore – si incupisce: «Credo di avere dato tantissimo al Catania. Di avergli restituito dignità e risultati nell’anno della retrocessione. – spiega – Abbiamo sfiorato una clamorosa salvezza. L’anno dopo hanno voluto fortemente la mia conferma, ma non mi hanno dato la possibilità di lavorare».

Pellegrino fu esonerato – sotto la gestione Cosentino – dopo tre giornate dall’inizio del torneo 2014/15, in B. Poi richiamato, a dicembre, in attesa che il club convincesse Marcolin. Si è sentito usato? «Non mi sono sentito valorizzato. I fatti dimostavano che forse l’avrei meritato – conclude – In tre anni avevamo creato una realtà importante, sotto tutti i fronti, che è stata buttata via».

Pellegrino era stato responsabile del settore giovanile, per poi riprendere il ruolo già ricoperto nell’anno della promozione in B, 2001/02. «Un pezzettino della storia rossazzurra mi appartiene – continua – Mi godo l’affetto che la gente ancora mi dimostra. Mi amareggia solo pensare a dove si trova il Catania, mentre pochi anni fa era vicino all’Europa League».